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Cannabidiolo (CBD), evidenze scientifiche che l’Italia ancora non riconosce

La pianta di Canapa (nello specifico quella della famiglia della Cannabis Sativa dalla quale deriva la cannabis light italiana) contiene oltre 80 cosiddetti cannabinoidi che si trovano esclusivamente in questa pianta e prevalentemente sotto forma di acidi carbossilici. Il cannabinoide più importante nonché il più studiato è il tetraidrocannabinolo (THC), noto per essere il responsabile dell’effetto psicotropo della cannabis. Un altro importante cannabinoide per molto tempo sottovalutato ma che al momento sembra essere sulla cresta dell’onda, è il cannabidiolo (CBD) il quale, diversamente dal THC, non ha effetto psicoattivo. Anzi pare proprio che le sue molecole abbiano la capacità di interagire con quelle del THC riducendone parzialmente l’effetto psicotropo.

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Ma il motivo per cui tanto si parla di CBD è un altro, anzi sono diversi, perché secondo tantissimi studi medici importanti il CBD offre numerosi effetti terapeutici rilevanti. Infatti ormai in molti paesi del mondo è riconosciuto per l’efficacia nel trattamento di una grande varietà di disturbi, soprattutto come analgesico, antinfiammatorio e antiepilettico di origine naturale. Le possibilità di applicazione medica del CBD sono attualmente in grande evoluzione poiché le ricerche scientifiche si stanno recentemente sempre più concentrando sulle capacità di questa sostanza e ogni giorno sembrano dimostrarne la validità di utilizzo in campo medico. 

Campi medici di applicazione del CBD

Molte ricerche internazionali hanno dimostrato l’efficacia di estratti e concentrati di CBD per combattere i sintomi di varie malattie spesso croniche e/o degenerative come il Parkinson, l’epilessia (nello specifico per la sindrome di Dravet, sindrome di West, sindrome di Lennox-Gastaut) l’ansia, gli attacchi di panico, la depressione e malattie psichiatriche gravi come la schizofrenia. Alcuni paesi stanno già avvalorando con l’utilizzo pratico diversi studi, che indicano l’efficacia del CBD nel trattamento delle dipendenze (da droga ma anche alcool) mentre tutte le malattie di tipo infiammatorio come psoriasi, sclerosi multipla, varie tipologie di artrite e malattie infiammatorie croniche intestinali si sono dimostrate soggette agli effetti positivi del CBD come pure tutte le patologie che necessitano una stimolazione dell’appetito (compresa l’anoressia e le sintomatologie derivati dai trattamenti chemioterapici) o di effetto antiemetico.
Parallelamente proseguono con entusiasmo gli studi sulle proprietà antiossidanti antiossidanti che parrebbero essere oro puro per combattere l’invecchiamento delle cellule e contrastare malattie come il Parkinson e l’Alzheimer che tutt’oggi non hanno cure mediche definite.

Cosa dice la legge sul CBD

Al momento non esiste normativa specifica in Italia che categorizzi il CBD e sancisca limiti percentuali per l’assunzione. Recentemente il Ministero della Salute ha precisato che il CBD non è inserito tra le sostanze stupefacenti e che per questo motivo dovrebbe essere disciplinato dalla normativa vigente in materia di medicinali (il D.LGS 219/2006).
A inizio anno il Ministero della Salute ha promesso un chiarimento relativo all’utilizzo del CBD, che sarà inserito nella revisione da tempo promessa sulla legge riguardante la Cannabis (attualmente poco chiara e decisamente ancor meno realistica sulle sue destinazioni di utilizzo, soprattutto per quanto riguarda le infiorescenze).

Le evidenze scientifiche sulle qualità terapeutiche del CBD

Di recente il CBD è stato inquadrato come principio attivo farmacologico in Inghilterra mentre sono ormai da diversi anni stati immessi nel mercato europeo alcuni farmaci a base di derivati della Cannabis che contengono alti livelli di CBD, come il Sativex (impiegato soprattutto per combattere la rigidità muscolare conseguente a patologie come la Sclerosi Multipla). Intanto un rivoluzionario farmaco che utilizza altissime concentrazioni di CBD per contrastare gravi forme di epilessia pediatrica farmaco-resistente, l’Epidiolex, è ancora in attesa di approvazione in Europa nonostante numerosi studi importanti ne confermino l’alta efficacia (per saperne di più leggete qui).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato lo scorso dicembre uno studio di ben 27 pagine in cui dichiara che il CBD non è pericoloso e non è etichettabile come sostanza stupefacente. Inoltre il presente documento sottolinea come numerosi studi scientifici, svolti da enti di ricerca riconosciuti (come il New England Journal of Medicine citato nel documento), sostengano l’utilizzo farmacologico del CBD nella cura di numerose gravi patologie (leggete qui per approfondire).

Insomma, parole dell’OMS: il CBD è un principio attivo dal promettente futuro medico, speriamo solo che il governo italiano riservi al CBD le approvazioni che merita anche nel nostro paese.

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