Il CBD si è ormai guadagnato un posto di rilievo tra i cannabinoidi più studiati e utilizzati… tuttavia, di recente l’interesse si sta spostando anche su altri composti meno conosciuti ma altrettanto promettenti: tra questi c’è il CBDA, un acido cannabinoide presente naturalmente nella pianta di cannabis in forma grezza e che sta attirando sempre di più l’attenzione di ricercatori, produttori e consumatori, soprattutto per i suoi potenziali effetti benefici.
Ma cos’è esattamente il CBDA, in cosa differisce dal più noto CBD e quali effetti ha secondo gli studi scientifici più aggiornati? In questo articolo la redazione di Cbweed provvederà a fare chiarezza su questo cannabinoide emergente, con un linguaggio semplice ma preciso, pensato sia per i più inesperti che si stanno avvicinando ora a questo mondo che a tutti gli appassionati di questo interessantissimo mondo: buona lettura a tutti!
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Cos’è il CBDA?
Il CBDA – conosciuto anche come “acido cannabidiolo” – è il precursore acido del CBD. È, in parole semplici, la forma “grezza” del CBD che si trova naturalmente nella pianta fresca di cannabis, in particolare nelle sue infiorescenze non trattate termicamente: in poche parole, quando la pianta viene essiccata o riscaldata il CBDA si converte in CBD attraverso un processo chiamato “decarbossilazione”.
Dal punto di vista chimico il CBDA è molto simile al CBD. Una piccola differenza nella struttura molecolare comporta però una variazione nei meccanismi d’azione all’interno dell’organismo umano: il CBDA, infatti, non è psicoattivo e quindi non provoca alcuno “sballo”. Secondo alcuni studi preliminari, però, il CBDA sembrerebbe avere un’azione più rapida e più diretta in alcune condizioni come nausea o infiammazioni.
Ma dove si trova questo CBDA? Solitamente viene venduto sotto forma di oli a spettro grezzo, succhi di canapa, estratti non decarbossilati o prodotti specificamente formulati per mantenere intatto il suo profilo chimico originario. Poiché è più instabile del CBD, questo suo particolare “cuginetto” richiede lavorazioni particolari per essere estratto, conservato e commercializzato… ed è probabilmente per questo che non è ancora così diffuso.
Il CBDA è legale?
Ma veniamo ora alla domanda che in molti di voi si saranno fatti fin dalle prime righe di questo articolo: il CBDA è legale nella maggior parte dei Paesi europei, a condizione che derivi da piante di cannabis sativa iscritte nel catalogo europeo e con un contenuto di THC inferiore ai limiti stabiliti per legge (lo 0,3% nella maggior parte dei casi). Purtroppo, però, con le nuove leggi relative al Decreto Sicurezza varate nell’aprile del 2025 , l’Italia è uno dei paesi in cui il CBDA è ritenuto illegale.
Come abbiamo già specificato, comunque, il CBDA non rientra tra le sostanze controllate o psicoattive: i prodotti che lo contengono, come oli o estratti, sono solitamente classificati come cosmetici, integratori o materie prime per uso tecnico. Tuttavia le normative possono variare e aggiornarsi nel tempo, per cui è sempre consigliabile acquistare da aziende serie, con etichette chiare e certificazioni di laboratorio.
Un altro aspetto da considerare è che il CBDA può trovarsi anche in prodotti a spettro completo (full spectrum) che contengono un mix di cannabinoidi non psicoattivi: anche in questi casi è utile consultare attentamente l’etichetta per capire la presenza e la concentrazione di CBDA.
Effetti e benefici del CBDA secondo i più recenti studi clinici
Il CBDA sta ricevendo sempre più attenzione da parte del mondo scientifico, e sebbene le ricerche siano ancora in fase iniziale rispetto al CBD i risultati preliminari sono promettenti. Diversi studi suggeriscono che il CBDA potrebbe avere effetti antinfiammatori; altri esperimenti hanno inoltre evidenziato un’azione interessante del CBDA su specifici recettori della serotonina, che lo renderebbe potenzialmente utile per combattere l’ansia.
Altri studi si stanno concentrando sulla sua possibile azione in contesti oncologici, ma è purtroppo ancora presto per trarre conclusioni definitive. Interessante anche il possibile utilizzo del CBDA per supportare il benessere articolare, grazie al suo già citato effetto antinfiammatorio: alcuni ricercatori sottolineano che il CBDA potrebbe avere un’efficacia più rapida rispetto al CBD, in quanto si lega in modo differente ai recettori cellulari.
Va detto che la maggior parte di queste evidenze deriva da test preclinici: ulteriori studi clinici sull’uomo saranno fondamentali per confermare tali effetti e non mancheremo di scrivere un nuovo articolo nel caso vi siano importanti novità. Tuttavia, chi utilizza già prodotti a base di CBDA segnala spesso un effetto più immediato rispetto al CBD classico, soprattutto in caso di stress, dolori localizzati o difficoltà digestive.
Differenza tra CBD e CBDA
Sebbene CBD e CBDA siano strettamente collegati, le loro differenze sono significative sia sul piano chimico che su quello pratico. Come accennato, il CBDA è il composto acido originario presente nella pianta fresca, mentre il CBD è il risultato della decarbossilazione, ovvero dell’attivazione termica del CBDA.
Il CBD ha una lunga storia di utilizzo e è stato studiato per le sue proprietà antinfiammatorie, rilassanti, ansiolitiche e neuroprotettive. Il CBDA, d’altra parte, ha un comportamento differente nell’organismo: agisce su recettori diversi e potrebbe avere una biodisponibilità più elevata in alcune formulazioni, il che significa che potrebbe essere assorbito più rapidamente.
Dal punto di vista pratico, il CBD si trova con facilità in molteplici formati: oli, cristalli, capsule, creme, alimenti. Il CBDA invece è più raro, poiché è instabile e difficile da conservare se non trattato correttamente. Questo lo rende un prodotto più di nicchia, spesso presente in oli grezzi o estratti di alta gamma.
Quando scegliere il CBDA invece del CBD
Come può essere facile da immaginare, la scelta tra CBD e CBDA dipende dagli obiettivi personali e dall’uso previsto… il CBDA può essere preferito da chiunque cerchi un effetto più rapido e mirato (ad esempio per gestire la nausea, i piccoli dolori localizzati o le tensioni legate allo stress acuto); diciamo che chi ha già provato il CBD e ne desidera una variante più “potente” o immediata potrebbe trovare nel CBDA una valida alternativa.
Inoltre il CBDA può essere indicato per chi desidera assumere la pianta nel suo stato più “naturale” possibile, mantenendo intatto il profilo completo dei suoi fitocomposti: chi ne fa uso riporta in genere un senso di benessere più immediato, sente di essere maggiormente concentrato e di avere più facilità nel processo digestivo. Va detto, comunque, che tutti questi effetti possono variare da persona a persona.
Chi invece è alla ricerca di un effetto più stabile, più studiato e – soprattutto – con una maggiore disponibilità di prodotti sul mercato, potrebbe continuare a preferire il caro, vecchio CBD che magari sta già usando da diverso tempo. Una cosa comunque è certa, al di là di tutto: sia il CBDA che il CBD possono coesistere all’interno della medesima routine, soprattutto se si utilizzano prodotti a spettro completo!