L’Italia ha una lunga tradizione nella produzione della canapa, che un tempo era coltivata un po’ in tutto il Paese per produrre risorse tessili ma anche alimentari. Dopo un lungo periodo di oblio questo business ha nuovamente preso piede anche nel Bel Paese e la canapa è stata definitivamente riabilitata soprattutto nel settore food, grazie alle sue strabilianti risorse nutrizionali.
In questo articolo scopriremo quali sono i modi migliori per beneficiare in cucina delle proprietà alimentari di questa pianta e cosa dice la legge sui derivati della canapa utilizzati in ambito alimentare.
Verso la metà del secolo scorso la coltivazione della canapa è stata abbandonata perché considerata complessa e laboriosa, ma negli ultimi anni una riscoperta di questo prodotto e dei suoi derivati ha portato allo sviluppo di moltissime filiere, dedicate soprattutto all’impiego della canapa nel settore alimentare. Si trovano infatti sul mercato infinite varietà di prodotti a base di semi e farina di canapa, senza contare la produzione originale di birra di canapa, olio e addirittura di formaggi di canapa come sostituti vegani ai più noti prodotti caseari.
Negli ultimi cinque anni in Italia la Coldiretti ha segnalato un vero e proprio boom della coltivazione di Canapa industriale, i terreni designati a questo tipo di coltura dal 2014 al 2017 sono triplicati e il mercato è certamente destinato a continuare a crescere esponenzialmente in futuro.
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Caratteristiche della canapa alimentare
In generale i prodotti alimentari a base di canapa sono un concentrato di proteine, vitamine e grassi insaturi. La canapa è riconosciuta e apprezzata a livello internazionale per essere ricca di tutte le tipologie di amminoacidi essenziali, in particolare i semi di canapa sono un alimento molto nutriente, largamente utilizzato in tutto il mondo come supporto di tipo proteico alle diete vegetariane.
I semi di canapa possono essere considerati un vero e proprio integratore naturale. Come abbiamo già accennato sono un’ottima fonte proteica e di aminoacidi ma soprattutto offrono un basso il contenuto di carboidrati con un moderato apporto di fibre. Il contenuto di minerali e vitamine nei semi di canapa è davvero elevato: sono abbondanti soprattutto le vitamine del gruppo B, la vitamina E, il ferro, lo zinco, il fosforo, il magnesio, il potassio e il calcio. Tutto ciò con un basso contenuto di sodio, circa 5 mg per 100 gr di prodotto. Il seme decorticato è il prodotto più nobile che la canapa ha da offrire in cucina e ha svariate possibilità di utilizzo: può essere consumato al naturale, cotto nelle zuppe, si possono creare nutrienti barrette energetiche o macinarlo per farne farine molto versatili indicate anche per l’alimentazione dei celiaci o per chi necessita di diete a basso contenuto calorico.
Dal punto di vista alimentare oltre ai semi è molto diffuso l’utilizzo di olio di canapa da usare come condimento e anche delle foglie. Fra le diverse proprietà della canapa c’è anche quella di essere un ottimo sostituto del luppolo per la produzione di birra. Una buona notizia per i microbirrifici del Sud, visto che il luppolo non apprezza climi troppo caldi mentre la canapa può essere coltivata con successo anche nel sud Italia.
Il THC nella canapa alimentare, cosa dice la legge
A livello europeo sono ancora in via di definizione linee chiare condivise sui limiti di THC (la sostanza responsabile dell’effetto psicoattivo della cannabis) ammissibili negli alimenti a base di canapa.
La normativa italiana sulla canapa ha finalmente avuto riconoscimento con l’approvazione della Legge n. 242 sulla Canapa del 2 dicembre 2016, che rende possibile la coltivazione in territorio italiano di colture di canapa provenienti da sementi certificate a livello europeo con un contenuto di THC inferiore a 0,2%. Allo stesso tempo la legge n.242 alza la soglia di tolleranza (in caso di controllo sul THC) allo 0,6%.
Va sottolineato che i semi di canapa non contengono THC, pertanto il loro consumo è autorizzato in Italia; è addirittura è lo stesso Ministero della Salute a spronarne la diffusione, in una Circolare Ufficiale del 22 maggio 2009 con la quale ha legittimato in Italia l’uso alimentari del seme di canapa, dichiarando sulla base delle indicazioni dell’Istituto Superiore della Sanità che “la possibilità di rilevare tracce (di THC) nei prodotti di lavorazione (farine e oli) è esclusivamente dovuta a contaminazione di organi fiorali e all’adozione di inidonee pratiche di mondatura del seme”. Infatti della canapa si mangiano i semi, privi di THC, e non le infiorescenze che invece il THC lo contengono.