Negli ultimi anni la cannabis è tornata al centro dell’attenzione: se ne parla per gli usi terapeutici, per le possibili applicazioni in ambito medico e per il suo impatto su corpo e mente, oltre all’eterno conflitto sulla questione “legale” o “non legale” (questione che in Italia soprattutto sta tenendo banco negli ultimi anni). Ma c’è un effetto in particolare che spesso viene notato da chi la consuma, soprattutto nei primi utilizzi o con dosi elevate…
Sì, ci riferiamo proprio a quanto già anticipato nel titolo di questo stesso articolo: il battito accelera, generando quella che tecnicamente viene definita “tachicardia”. Insomma, il cuore inizia a correre più veloce e qualcuno si spaventa. È normale? Nelle righe a venire esploreremo il legame tra cannabis e tachicardia, ma senza toni allarmistici. Anzi: cercheremo di capire insieme perché succede, a chi succede, quando preoccuparsi e quando invece… no!
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La cannabis può provocare tachicardia?
Iniziamo subito con dire la cosa più importante: ebbene sì, può succedere. La tachicardia (la cui definizione è “un aumento della frequenza cardiaca sopra i 100 battiti al minuto”) indotta dalla cannabis ha nella maggior parte dei casi un effetto transitorio e benigno, che dura poco e non comporta rischi per le persone sane. Il responsabile principale? Il THC, ovvero il tetraidrocannabinolo. Questa molecola, quando entra in circolo, interagisce con i recettori CB1 del sistema endocannabinoide, influenzando il sistema nervoso autonomo.
Il risultato? Un aumento dell’attività del cosiddetto “sistema simpatico” – quello che ci fa reagire allo stress, per intenderci – e una riduzione temporanea dell’attività “parasimpatica” (quella rilassante, se proprio vogliamo dargli una definizione semplice). Quando ciò accade, il cuore in tutta risposta accelera il ritmo. Alcuni studi hanno mostrato che la frequenza cardiaca può aumentare del 20-30%, soprattutto nei primi 30 minuti dopo l’assunzione, per poi tornare gradualmente alla normalità nel giro di un’ora o due.
Un altro termine che ogni tanto salta fuori e al quale cerchiamo ora di dare un senso è il “vasospasmo coronarico”. Si tratta della contrazione temporanea di un’arteria del cuore, è un evento raro e viene solitamente associato a soggetti con predisposizioni preesistenti: certo ci sono alcuni casi documentati in letteratura, ma è bene sottolineare che non si tratta della norma, né tantomeno di un rischio comune per tutti. Chi è sano, giovane e consuma cannabis in modo responsabile difficilmente corre rischi seri!
Cannabinoidi e patologie cardiovascolari
Per capire meglio il quadro serve un piccolo ripasso di fisiologia: il corpo umano è dotato di un sistema endocannabinoide, un vero e proprio circuito interno che regola umore, appetito, sonno… e anche la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca. Quando introduciamo cannabinoidi dall’esterno – come il THC e il CBD – interagiamo con questi recettori, modificandone l’equilibrio.
Il THC tende ad attivare il sistema simpatico, come abbiamo visto, aumentando battito e pressione. Il CBD, invece, sembra avere un effetto opposto e più rilassante, tanto da essere studiato per il suo potenziale nel ridurre l’ansia e calmare il sistema nervoso. Ecco perché le varietà di cannabis più ricche in THC sono quelle più associate alla tachicardia. Al contrario, le varietà CBD-dominanti o bilanciate tendono a generare meno effetti sul cuore.
Ma quindi il cuore è in pericolo? La risposta breve è: dipende. Se sei un soggetto sano, senza problemi cardiovascolari, e consumi cannabis in modo moderato, il rischio di complicanze è molto basso. Tuttavia, in presenza di condizioni come:
- ipertensione non controllata
- aritmie cardiache
- patologie coronariche
- uso combinato con stimolanti o alcol
…allora sì, ci possono essere dei fattori da monitorare. Ma come vedremo tra poco, questo non significa che la cannabis provochi automaticamente danni al cuore.
Cannabis e rischio di infarto
Ed eccoci al punto che preoccupa di più chi soffre di tachicardia dopo aver fumato: “Mi verrà un infarto?”. La risposta più onesta è: nella stragrande maggioranza dei casi, no. Anzi, recenti studi suggeriscono che il legame diretto tra cannabis e infarto non sia affatto così forte come si crede. Uno degli studi più interessanti è stato pubblicato sulla rivista “Current Atherosclerosis Reports” e ripreso anche da testate italiane come DolceVita.
Il risultato? “L’uso regolare di cannabis non sembra aumentare il rischio di infarto nei consumatori abituali sani. Anzi, in alcuni casi la cannabis potrebbe avere effetti protettivi legati alla riduzione dello stress, all’abbassamento della pressione e all’azione antinfiammatoria del CBD”. Certo, bisogna fare attenzione a come viene consumata: Fumare cannabis con tabacco, ad esempio, è diverso da vaporizzarla.
Consumare estratti ad alta potenza può essere più impattante sul sistema nervoso rispetto a una bassa dose di infiorescenza CBD. Le esperienze personali variano e qualcuno è più sensibile del normale. In ogni caso, associare cannabis e infarto è semplicistico e fuorviante: è molto più corretto dire che alcune persone con vulnerabilità cardiovascolari potrebbero dover usare cautela, ma questo vale per moltissime sostanze di uso comune!
Quando preoccuparsi (e quando no)
La tachicardia da cannabis è spesso vissuta con disagio psicologico, soprattutto da chi è alle prime esperienze. Il cuore batte più forte, ci si sente agitati, e la mente corre. Proprio per questo, è utile ribadire che nella assoluta maggioranza dei casi si tratta di un effetto passeggero, che non indica un danno al cuore e – soprattutto – che può essere gestito senza alcun problema. Ecco cosa puoi fare se senti il cuore che accelera:
- Respira profondamente e lentamente: aiuta a calmare il sistema simpatico.
- Stai seduto/a o sdraiato/a: sempre evitare gli sforzi inutili.
- Bevi acqua e non farti prendere dal panico.
- Evita di associare alcol o caffeina.
Ma soprattutto, la cosa più importante da fare in questi casi è imparare ad ascoltare il nostro corpo: se dovessero insorgere sintomi sospetti (un dolore al petto, sensazione di confusione o addirittura uno svenimento), allora sì: in questo caso è assolutamente d’uopo chiedere aiuto medico. Ribadiamo comunque che nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno del tutto naturale che si risolve nel giro di 30–90 minuti.
Consigli per un consumo consapevole
Se la cannabis dà tachicardia spesso – e ciò ne pregiudica e disturba il consumo – vogliamo elencarti alcune cose che si possono fare per evitare o ridurre questo fastidioso effetto:
- Scegli varietà bilanciate o ricche in CBD: il cannabidiolo ha un effetto calmante sul sistema nervoso.
- Modera le dosi: soprattutto se non sei abituato. Meglio iniziare con poco.
- Evita il mix con altre sostanze stimolanti (caffeina, alcol, tabacco).
- Usa metodi di assunzione meno impattanti: vaporizzare o edibili può essere più gentile rispetto al fumo.
- Crea un contesto rilassante: l’ambiente e lo stato d’animo influenzano moltissimo l’esperienza.
Il nostro invito, comunque, rimane quello già citato in precedenza e imparare ad ascoltare il proprio corpo… anche perchè non tutte le persone reagiscono alla cannabis nello stesso modo. La cannabis può far battere il cuore un po’ più forte, certo: ma questo non significa che sia pericolosa per tutti, né che debba essere demonizzata! Come ogni sostanza con effetti psicoattivi, va conosciuta, rispettata e usata in modo consapevole.
La tachicardia legata alla cannabis è un effetto noto, spesso temporaneo, che nella maggior parte dei casi non comporta reali rischi per le persone sane. Chi ha patologie cardiovascolari o prende farmaci specifici dovrebbe parlarne con il proprio medico… ma questo vale per qualunque altra sostanza. In sintesi: niente panico, ma nemmeno leggerezza eccessiva. La chiave, come sempre, risiede nel buon senso e nell’equilibrio!






