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Terapia psichedelica: cos’è e come funziona

Negli ultimi anni la terapia psichedelica ha suscitato un crescente interesse nel panorama della salute mentale, trasformandosi da argomento marginale e quasi “mal visto” in una frontiera promettente della ricerca clinica: non a caso sostanze come psilocibina, LSD, MDMA e altre – tradizionalmente associate all’uso ricreativo – vengono oggi studiate in protocolli attentamente controllati e psicologicamente supportati.

I motivi di questo cambio di passo sono presto detti: da un lato si tratta di strategie potenzialmente utili per affrontare difficoltà psicologiche complesse come la depressione resistente, i disturbi d’ansia o quelli da stress post-traumatico… dall’altro si cercano invece di esplorare forme più leggere e controllate di assunzione. Ma facciamo un passo indietro e andiamo a cercare di capire che cosa sono e a che cosa servono queste terapie.

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Cos’è la terapia psichedelica

La terapia psichedelica, o psychedelic-assisted therapy, prevede l’uso di sostanze psichedeliche in ambito clinico, integrate in un percorso psicoterapeutico. Questo tipo di terapia si distingue dai farmaci tradizionali poiché non si basa su assunzioni quotidiane e prolungate, bensì su sessioni singole o pochi incontri terapeutici… il tutto, ovviamente, sotto la stretta supervisione e il supporto psicologico di uno o più esperti.

La pratica include una fase preparatoria (definita “pre-session”), la somministrazione con assistenza terapeutica durante l’esperienza e infine un percorso di integrazione successiva (chiamata “post-session”) per elaborare le sensazioni e riflessioni emerse; un contesto definito come “set and setting” è considerato cruciale per orientare l’esito dell’esperienza terapeutica, che è al momento ancora in fase di sperimentazione.

Differenza tra uso ricreativo e terapeutico per sostanze psichedeliche

In ambito ricreativo le sostanze psichedeliche vengono usate informalmente, spesso senza supervisione e con finalità di evasione, introspezione personale o sperimentazione sensoriale… insomma, per “sballarsi”, se ci è consentite il termine! In questo contesto i rischi sono legati a dosaggi errati, ambienti non sicuri e l’assenza di supporto psicologico.

Al contrario la terapia clinica si svolge in ambienti medicalmente e psicologicamente controllati con un dosaggio di sostanze calibrate all’occorrenza. In questi casi, dunque, la presenza di professionisti è costante e il trattamento fa parte di un percorso mirato e strutturato, anche e soprattutto sulla base delle necessità del “paziente”: questo approccio riduce sostanzialmente i rischi e massimizza il potenziale terapeutico.

Principali sostanze utilizzate nella terapia psichedelica

Diverse sostanze stanno emergendo come protagoniste di studi promettenti nell’ambito dei test clinici:

Psilocibina

La psilocibina, estratta dai funghi allucinogeni, è protagonista di numerosi trial per depressione, disturbi d’ansia e distress esistenziale. Per esempio, una metanalisi del 2024 ha rilevato che la psilocibina ha significativamente superato il placebo nella riduzione dei sintomi depressivi, con una moderata entità dell’effetto. Inoltre, uno studio lungo cinque anni ha mostrato remissione della depressione nel 67% dei pazienti dopo una singola dose di psilocibina, evidenziandone l’efficacia duratura..

Funghi Allucinogeni

Spesso usati come fonte naturale di psilocibina, i funghi allucinogeni sono studiati anche per casi di distress legato al cancro; una meta-analisi ha evidenziato miglioramenti significativi in depressione e ansia rispetto al placebo, con buona sicurezza d’uso (leggi qui l’articolo di approfondimento che abbiamo scritto a proposito).

LSD

L’LSD viene studiata sia come singolo trattamento in sessioni terapeutiche sia in modalità microdosing. Un trial di fase 1 ha dimostrato che 100 µg di LSD produce effetti percettivi comparabili a 20 mg di psilocibina in volontari sani. Inoltre, il composto MM120 a base di LSD ha ottenuto la designazione di “breakthrough therapy” dalla FDA per il trattamento del disturbo d’ansia generalizzato.

MDMA e altre sostanze emergenti

La MDMA è attualmente tra le sostanze più avanzate in ambito terapeutico. La FDA le ha assegnato lo status di breakthrough therapy per il PTSD, in virtù di evidenze cliniche promettenti. Infatti, studi clinici controllati (e pubblicati sulla rivista Nature) hanno mostrato una riduzione significativa dei sintomi in individui affetti da PTSD resistente, con un buon profilo di sicurezza. Oltre alla MDMA, si esplorano anche altre molecole emergenti, come nuovi analoghi sintetici e forme di trattamento che aprono nuove prospettive terapeutiche.

Benefici e rischi della terapia psichedelica

Andiamo ora a passare in rassegna i vari disturbi che si sta cercando di trattare con la terapia psichedelica, specificando i risultati ottenuti finora e andando ad esplorare gli eventuali effetti collaterali di cui si ha avuto riscontro nei recenti studi.

Disturbi trattati: depressione, ansia, PTSD

  • Depressione resistente: la psilocibina ha dimostrato risultati significativi, con remissioni sostenute anche a lungo termine.
  • Ansia e distress esistenziale: tra i pazienti terminali, è stato osservato un miglioramento duraturo dell’umore e del benessere emotivo con terapia psichedelica.
  • PTSD: l’MDMA ha mostrato efficacia clinica nei trial, permettendo una migliore gestione delle emozioni associate a traumi profondi.
  • Depressione post partum: nuove sperimentazioni con un farmaco simile alla psilocibina, RU104, hanno dimostrato remissioni nel 71% delle pazienti entro pochi giorni.

Se questo tema ti appassiona, ti invitiamo a leggere qui l’approfondimento che abbiamo scritto in merito.

Effetti collaterali e possibili controindicazioni

Come per ogni intervento medico, la terapia psichedelica comporta rischi e possibili effetti avversi: ansia transitoria, elevata pressione, alterazioni del battito cardiaco, e disorientamento emotivo post-sessione. L’MDMA può determinare temporanei cali di energia o umore a livello neurochimico. Il microdosing, pur meno invasivo, è associato a possibili innalzamenti della pressione e ansia in alcuni casi. Inoltre, i benefici psicologici di microdosing sono ancora oggetto di dibattito: molte persone riportano miglioramenti soggettivi, ma alcune ricerche non hanno trovato differenze significative rispetto al placebo.

Differenze tra microdosing e terapia a dose completa

Il microdosing consiste nell’assunzione intermittente di dosi molto basse – tipicamente 5–20 µg di LSD o 1–5 mg di psilocibina – senza esperienze allucinogene pienamente evidenti. Viene sostenuto che migliori umore, creatività e focus, soprattutto nei contesti di lavoro o stress elevato. Tuttavia, la ricerca è restìa a confermare tali effetti, suggerendo che l’effetto placebo giochi un ruolo consistente.

Al contrario, la terapia a dose completa prevede dosaggi elevati e una preparazione psicoterapeutica approfondita, mirata a una sessione intensa e trasformativa, seguita da integrazione emotiva. I risultati sono clinicamente più robusti, ma richiedono strutture specialistiche e personale qualificato.

Terapia Psichedelica: dove farla

Come abbiamo già detto, in termini di disponibilità la terapia psichedelica è ancora largamente limitata agli ambiti clinici sperimentali e trial controllati. Alcuni Paesi però, tra cui l’Australia, hanno già autorizzato l’uso di MDMA per la depressione resistente e il PTSD in contesti terapeutici. Negli Stati Uniti invece molte strutture stanno conducendo studi assistiti da enti come MAPS e l’FDA, mostrando una crescente fiducia nel tema: solo il tempo e la sperimentazione potranno darci lumi in merito nei prossimi anni.

Per quanto riguarda la localizzazione, molte cliniche partner di istituzioni accademiche (citiamo ad esempio il Johns Hopkins o l’Imperial College) conducono trial su psilocibina e altri psichedelici.  Laddove la legislazione lo consente, esistono programmi di terapia psichedelica o centri specializzati nel microdosing assistito, ma ci teniamo a ribadirlo: è essenziale che la terapia psichedelica venga effettuata solo in contesti regolamentati, con supporto medico e psicologico, per garantirne la sicurezza e la validità.

La terapia psichedelica sembra ad ogni modo rappresentare una reale innovazione nel trattamento dei disturbi mentali: sostanze come psilocibina, LSD, MDMA, se gestite con cura in contesti terapeutici, hanno dimostrato benefici notevoli in casi resistenti di depressione, ansia e PTSD. Il microdosing, pur più diffuso, resta ancora oggetto di studio e suggerisce effetti più leggeri e meno evidenti. Se sei interessato a percorrere questa strada è comunque fondamentale affidarti a strutture autorizzate e professionisti esperti.

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