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Cannabis Light e legalità: facciamo chiarezza sul sequestro di Vieste

Perché vendere prodotto importato dalla Svizzera e certificato è perfettamente legale

Il 13 marzo scorso il Corpo di Finanza della città di Vieste ha sequestrato presso uno shop locale 19 confezioni di Cannabis Light, denunciando il rivenditore per spaccio di sostanze stupefacenti.

In questo articolo analizziamo perché la vendita ed il possesso di prodotti certificati come “conformi alle prescrizioni ed ai limiti quantitativi previsti dalla legge 242/2016, non assoggettabile al DPR 309/90”, con regolare fattura sia completamente legale e il sequestro con relativa incriminazione per il commerciante sia ascrivibile a un semplice cavillo legale.

Torniamo ai fatti di Vieste dove il rivenditore di Cannabis Light si è visto ritirare un considerevole quantitativo di prodotto e ha ricevuto una denuncia nonostante abbia provveduto a mostrare tutte le dichiarazioni di conformità alla Guardia di Finanza.

Perché quindi le forze dell’ordine hanno proceduto comunque con il sequestro e l’incriminazione?

Il verbale riporta le seguenti motivazioni:

  • L’etichetta dei prodotti evidenzia la loro conformità con la legge n. 242 del 2 dicembre 2016 che tratta “disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” ma sottolinea l’organo di polizia la legge citata non disciplina la libera commercializzazione del prodotto.
  • Alcuni tra i prodotti hanno un livello di THC di 0,52% e vengono considerate sostanze stupefacenti o psicotrope.

Ci troviamo evidentemente davanti ad una diversa interpretazione della legge n.242 che regola il business della cannabis industriale. Le differenze di visioni di basano principalmente sul fatto che la legge 242 del 2016 innalza effettivamente la soglia di tolleranza legale nei confronti del THC dal 0,2% allo 0,6% e specifica che le coltivazioni di cannabis in Italia per rimanere nella legalità devono comunque provenire da sementi certificate a livello europeo ed avere concentrazioni di THC inferiori allo 0,2%. La legge non tratta l’importazione e la commercializzazione del prodotto.

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Il cavillo del sequestro della cannabis light a Vieste

Il cavillo sta nella presenza sul mercato italiano di due tipologie di prodotto: la canapa italiana e quella di importazione, nello specifico parliamo di quella proveniente dalla Svizzera come quella posta sotto sequestro a Vieste.
La differenza tra questi due prodotti può essere valutata su più piani: per prima cosa la Cannabis Light prodotta in Svizzera è considerata nel settore di migliore qualità e per questo ha anche un prezzo di vendita leggermente più alto, in secondo luogo viene prodotta da sementi che in Italia non sono autorizzate (la legge Svizzera in quanto a livello di THC ha una tolleranza maggiore).

In pratica la legge non consente di piantare le sementi svizzere in Italia (in quanto il limite legale di THC per la coltivazione su territorio italiano è ancora a 0,2%) ma allo stesso tempo dichiara che i prodotti con un THC inferiore allo 0,6% sono tollerati dalla legge.

Quindi i produttori svizzeri e il commerciante hanno effettivamente rispettato le leggi italiane mettendo in commercio un prodotto al di sotto della tolleranza legale, mentre se avessero coltivato le sementi svizzere, dal quale sono derivate le stesse infiorescenze confiscate sul suolo italiano, sarebbero stati legalmente in fallo.

Un altro motivo che sancisce che sia il rivenditore italiano che l’acquirente finale del prodotto stanno agendo nella più completa legalità quando vengono trovati in possesso di prodotti come la cannabis light posta sotto sequestro a Vieste è che il prodotto importato dalla Svizzera è stato venduto ad entrambi con certificazione di conformità alla leggi italiane assicurato dal produttore. Proprio per questo motivo a livello legale si ha la certezza che comprare il prodotto certificato è un’azione legalmente sicura.

Un altro caso di sequestro di cannabis light, finito bene

Abbiamo visionato recentemente un verbale della procura di Arezzo in cui, a seguito di un sequestro di infiorescenze di cannabis, tutte le accuse per il soggetto sono in breve decadute e il materiale sequestrato è stato completamente restituito al proprietario. É bastato lo svolgimento da parte della procura di Arezzo di regolari analisi di laboratorio su un campione dei prodotti in questione, per dimostrare che i livelli di THC rilevati risultavano inferiori allo 0,6% e quindi (nonostante fossero superiori a 0,2% e quindi criminosi secondo la visione legislativa della finanza di Vieste) che venissero considerati assolutamente in linea con le disposizioni legislative italiane attuali.

Aspettiamo novità sul caso del sequestro di Vieste insieme ad altri nostri colleghi del settore, intanto noi di CBWeed continuiamo a fare il lavoro che ci da più soddisfazione, ovvero selezionare per voi i migliori prodotti legali a base di Cannabis Light.

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