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Come coltivare cannabis biologica e vegana: la guida

Molti coltivatori che hanno scelto il veganesimo come stile vita hanno deciso di portare questa pratica anche nella propria coltura di cannabis, il motivo? È ovviamente etico ma questa tipologia di agricoltura porta anche alla produzione di una cannabis vegana biologica di altissima qualità. Vediamo insieme quali sono le regole per coltivare piante bio-vegan e perchè si possono ottenere risultati sorprendenti. Il mondo dei consumatori di marijuana e derivati è sempre più interconnesso con quello dei fedeli al biologico: la cannabis è un prodotto naturale che dà il suo meglio proprio quando ci si guarda da prodotti chimici e tecniche agricole invasive. Oggi che il veganesimo in tutto il mondo sta avendo sempre più rilevanza sono molti i produttori che hanno deciso di dedicarsi alla coltivazione di infiorescenze vegan che tantissimi clienti apprezzano per vari motivi. Infatti bisogna considerare che chi pratica il veganesimo spesso è attento anche a comprendere e analizzare come le piante, i frutti e gli ortaggi che utilizza e dei quali si nutre vengono coltivati perchè l’utilizzo di sostanze di origine animale (come ad esempio concimi e fertilizzanti) giustamente non da tutti viene accettato. È quindi molto importante che anche queste persono possano trovare una canapa coltivata in modo vegano su terreni “puri”, per godersi un bel joint senza temere di compromettere il proprio stile di vita.

Quali sono le caratteristiche della coltura bio-vegana di cannabis?

Chi sceglie questa via dovrà combinare due filosofie diverse ma decisamente compatibili tra loro, quella della coltivazione biologica e del veganesimo. L’idea è ovviamente quella di coltivare senza utilizzare o entrare in contatto con nessun tipo di prodotto di origine animale introdotto da mano umana. Ci sono molte cose alle quali bisogna prestare attenzione ed è un sistema molto più complesso di quanto si possa pensare ma il risultato è una cannabis molto pura e dotata di sapori/aromi puliti e gustosi. Una delle questioni più dibattute in ambito di agricoltura biologica e vegana è la qualità del terreno per le piantagioni al suolo: è infatti importante disporre di terreni sani dove in precedenza non siano state effettuate colture non biologiche e dove non vi siano residui di materiale organico non voluto. Quindi non è solo necessario prestare attenzione alle nostre azioni e ai prodotti da noi utilizzati ma anche conoscere il passato del suolo di coltura e assicurarsi della sua purezza tramite analisi preventive. Questo è un concetto già noto a chi sceglie di crescere vegetali biologici ma che si articola di qualche step in più.

Fertilizzanti biologici e fertilizzanti vegani

Per garantire nutrimento alle piante è spesso necessario l’utilizzo di fertilizzanti. Quelli di uso comune non biologici contengono sostanze chimiche e sintetiche, spesso anche prodotti di origine animale quali farina di ossa, di pesce, sangue e altri rifiuti di origine animale derivati da carcasse e scarti industriali. Le sostanze chimiche nei fertilizzanti biologici sono assolutamente bandite ma oltre a questo le colture vegane eliminano anche i sottoprodotti animali tipici dei fertilizzanti biologici, come ad esempio il letame di mucca, la farina di pesce e il guano di uccelli marini o di pipistrello.

Il risultato dell’utilizzo di fertilizzanti vegani

Se ben bilanciati a livello nutritivo i fertilizzanti vegani sono una scelta eccellente che ha esiti positivi sull’aromaticità dell’erba. Il motivo è semplice, questi mix fertilizzanti non contenendo sostanze di origine animale si decompongono con lentezza e sono facili da metabolizzare per le piante in crescita, semplicemente c’è molto più affinità tra vegetale e fertilizzante veg, quindi una maggiore biodisponibilità di nutrienti e facilità di assorbimento. Tutto questo permette alla nostra pianticella di concentrarsi nella creazione di terpeni, cannabinoid e oli essenziali che renderanno le infiorescenze magnifiche e aromatiche come nelle piante selvatiche. Si potrebbe pensare che in effetti in natura la cannabis viene alimentata anche dalle deiezioni degli animali di passaggio e resti di animali selvatici/insetti ma bisogna pensare che questi materiali sono presenti in quantità davvero ridotte rispetto alle concentrazioni del fertilizzante prodotto dall’uomo, quindi di base i fertilizzanti organici di origine puramente vegetali sono ciò che ci sia di più vicino ai nutrienti disponibili in natura.

Alcuni strumenti chiave per coltivare cannabis vegana

Siete coltivatori per diletto in cerca di sistemi per crescere in modo biologico e anche vegano le vostre piante di cannabis? Potreste scegliere di utilizzare un substrato ricco di nutrienti di origine vegetale come il super soil, ovvero un suolo equilibrato e ricco di microorganismi e organismi vivi e attivi che formino un ecosistema molto fertile. Un prodotto biologico idoneo è il compost tè (ne abbiamo parlato in questo articolo) però fatto in casa solo con prodotti di origine vegetale. Molti agricoltori vegani utilizzano inoltre compost arricchiti con acidi umici, ovvero sostanze naturalmente prodotte dalla biodegradazione microbica di materia di materia vegetale che sono molto utili per migliorare il metabolismo della cannabis e favorire l’assorbimento dei nutrienti.
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