Cannabis Light Terapeutica

Come l’illegalità della Cannabis rende gli psicofarmaci una scelta forzata

Un articolo del “High Times” del 2017, intitolato “10 motivi per cui la cannabis è meglio dei farmaci da prescrizione“, faceva notare che il fabbisogno dei pazienti supera di gran lunga la reperibilità della marijuana, e che quindi erano costretti ad assumere farmaci da prescrizione per non incorrere in fatti spiacevoli a causa dell’illegalità della “cannabis non medica” (ovvero quella non sotto il monopolio dello stato che necessita di prescrizione medica per poterla ottenere). È nozione condivisa che l’erba medica sia priva di controindicazioni, non dia assuefazione e non abbia ancora causato nessun decesso constatabile nella storia, e che quindi sia una scelta migliore rispetto a psicofarmaci disponibili al giorno d’oggi per curare vari disturbi psichici. Farmaci che spesso vengono prescritti anche agli adolescenti in fase di crescita, ai quali vengono presentati come fossero integratori alimentari per “curare” stati ansiosi e insicurezze adolescenziali che sono un misto di emozioni e reazioni completamente naturali in questo periodo pieno di cambiamenti e incertezze.

L’errore più comune dei pazienti a cui vengono prescritti psicofarmaci è il considerare questi medicinali come delle vere “cure”, quando in realtà sedano semplicemente i sintomi, creando una sensazione di tranquillità che rappresenta tutto meno che la realtà della malattia da curare.

La cannabis, invece, lavora più in profondità, mantenendo la mente lucida e dando la calma necessaria per ragionare su cosa stia succedendo anche se, a differenza dei farmaci, è un processo più lento e non immediato, che però aiuta a trovare una soluzione adatta al problema e più a lungo termine.
Tutto ciò ha portato David Hebron, CEO e co-fondatore della piattaforma di educazione sulla cannabis “BLNCD Lifestyle”, a diventare un grande sostenitore del trattamento a base di cannabis dopo aver assistito, come tanti altri nel mondo, alla brutta vicenda del padre con dipendenza da psicofarmaci, il quale andava dal medico per un mal di schiena o per stress e gli veniva prescritto Adderall (uno psicofarmaco usato per i deficit d’attenzione) e antidolorifici come cure di routine, cosa che ancora la cannabis non è a causa delle precarietà legali e di reperibilità. Dopo poco tempo si trasformò in un’abitudine che prese il sopravvento e divenne una dipendenza a tutti gli effetti che alla fine gli tolse la vita prima dei 40 anni.

La possibilità di scelta fa l’eccezione!

Ovviamente non è detto che per certi disturbi più complessi (per esempio uno stato depressivo post-traumatico o di ansia come è il bipolarismo) non debbano essere usati determinati farmaci, considerando che ancora non ci sono abbastanza studi sul preciso uso della cannabis su malattie più gravi, mancanza di informazioni che si dovrebbe approfondire il prima possibile.

Bisognerebbe però cambiare le prassi necessaria per poteri procurare i farmaci, facendo molta attenzione ai pazienti che ne abusano e dando loro la possibilità di scelta, invece di prescrivere, come se nulla fosse, medicinali che causano non pochi effetti collaterali. Purtroppo però, come ben sappiamo, questo fa gola alle case farmaceutiche che sanno e sperano nel continuo bisogno di farmaci per far fronte alle conseguenze di altri farmacia, credendo che questo circolo vizioso non terminerà molto presto.

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