Le indicazioni terapeutiche della cannabis sono menzionate nei testi degli indiani indù, assiri, greci e romani. Questi testi riportavano che la cannabis trattava una vasta gamma di diversi problemi di salute, tra cui artrite, depressione, amenorrea, infiammazione, dolore, mancanza di appetito e asma.
La data in cui la canapa è stata introdotta in Europa centrale, settentrionale e occidentale è sconosciuta, ma probabilmente risale ad almeno 500 anni prima di Cristo, in quanto a Berlino è stata ritrovata unʼurna contenente foglie e semi di canapa risalenti a 2.500 anni or sono.
Dalla Cina di Shen Nung all’America di Thomas Jefferson
L’uso della cannabis ha avuto origine nell’Asia centrale o nella Cina occidentale. La cannabis è stata utilizzata per le sue presunte proprietà curative per millenni. Il primo caso documentato del suo utilizzo risale al 2800 a.C. , quando fu elencato nella farmacopea dell’imperatore Shen Nung (considerato il padre della medicina cinese).
La leggenda indù sostiene che Shiva, la divinità suprema di molte sette, ricevette il titolo di “Il Signore del Bhang”, perché la pianta di cannabis era il suo cibo preferito. Gli antichi indù pensavano che i benefici medicinali della cannabis fossero spiegati dal piacere agli dei come Shiva. Gli antichi testi indù attribuiscono l’inizio della febbre con il “respiro caldo degli dei” che erano irritati dal comportamento della persona afflitta. L’uso della cannabis nei riti religiosi placava gli dei e quindi riduceva la febbre.
La canapa viene citata anche nel trattato del medico di Nerone, risalente al 70 d.C., e nel documento di Galeno (II secolo), in cui viene indicata come rimedio contro l’aria nello stomaco, il mal d’orecchi e altri dolori.
La sua coltivazione in Europa è stata massiccia per secoli, vestiti di canapa sono stati molto comuni in Europa centrale e meridionale fino al 1.800 d.C., ma gli europei conoscevano, ovviamente, anche le potenzialità ricreative della pianta. Francois Rabelais ne scrive ampiamente nel XVI secolo, come altrettanto venne fatto da Baudelaire nel XIX.
In seguito, grazie al medico irlandese William Brooke O’Shaughnessy, in Occidente si diffuse l’uso terapeutico della cannabis. Egli trascorse in India molti anni, durante i quali studiò le applicazioni mediche della pianta e pubblicò i primi articoli, in cui ne raccomandava l’uso a scopo terapeutico.
Nel 1839 scrisse una relazione in cui sottolineò gli usi e i benefici della sostanza, testimoniati dai successi osservati nel trattamento di reumatismi, epilessia e tetano. Nel testo, O’Shaughnessy definisce la cannabis “il perfetto rimedio anti convulsioni”. Quando tornò in Inghilterra, nel 1841, portò con sé la cannabis indica, introducendola nella medicina occidentale.
L’uso della canapa arrivò anche in Africa secoli prima della colonizzazione europea.
In Africa la canapa era coltivata, utilizzata come fibra e come medicinale, inalata e a volte venerata in aree diversissime del vasto continente: dal Sud Africa, al Congo, al Marocco.
Nel XVIII, la canapa era diffusissima in Nord America e la sua coltivazione molto apprezzata, basti pensare che la maggioranza dei terreni del fondatore degli Stati Uniti dʼAmerica, George Washington, erano coltivati a canapa ed anche Thomas Jefferson aveva una grande e remunerativa coltivazione di canapa.
L’età del verde
Eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara, ne è testimonia la vitalità dellʼeconomia della canapa felsinea il maggiore agronomo bolognese del XVI, Vincenzo Tanara, con una lunga, accurata descrizione della tecnica colturale.
Grazie alla qualità delle sue canapa, lʼItalia, secondo produttore mondiale, divenne il primo fornitore della marina britannica.
Con la diffusione delle navi a carbone, quando per le zone produttrici di canapa iniziò una lenta agonia, che si protrasse lungo un intero secolo costringendo alla ristrutturazione di tutte le rotazioni agrarie.
Durante la seconda guerra mondiale però la produzione centro europea e mediterranea tornò ad aumentare velocemente, da un lato perché le fibre tessili e gli olii sativi divennero indispensabili per l’attività bellica e quindi più remunerativi di altre colture e dall’altro per lʼesigenza di materie prime contenenti molta cellulosa da cui poter ricavare esplosivi, ottenuti appunto producendo nitrocellulosa.
Nel 1941 al Dearborn Days festival in Michigan (USA), Henry Ford presentò al mondo intero la Hemp Body Car, un’auto interamente realizzata con un materiale plastico ottenuto dai semi di soia e di canapa, e alimentata a etanolo di canapa ( il carburante veniva raffinato dai semi della pianta). La vettura, essendo costruita interamente in plastica di canapa, era molto più leggera delle auto dell’epoca costruite in metallo.
Al tempo stesso era molto resistente. Durante la presentazione lo stesso H. Ford, per dimostrare ai giornalisti l’elasticità e la resistenza del telaio, colpì ripetutamente con una mazza il retro della vettura che non ne rimase minimamente ammaccata.
Il prototipo della Hemp Body Car o Ford Cannabis fu ultimato nel 1937 dopo circa dodici anni di lavorazione successivi alla progettazione. La mission di Ford era quella di creare una vettura che uscisse dalla terra e dalle sue risorse vegetali cercando di ridurre al minimo l’impatto inquinante.
Con l’entrata degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, la produzione interna e mondiale di automobili si ridusse drasticamente.
L’ingloriosa caduta di una pianta dai mille usi e proprietà
Con l’avvento dei primi poli dell’industria chimica della conseguente apparizione sul mercato del nylon e la “Marijuana Tax Act” del 1937, diede il colpo di grazia alla coltivazione della canapa, mettendola al bando negli USA.
Si accusò pseudo-scientificamente la canapa di rendere le persone violente e di farle impazzire o morire e di riflesso, in gran parte del mondo negli anni seguenti venne bandita.
Spesso si leggevano sui giornali di Hearst titoli del genere: “I tre quarti dei reati in questo paese sono causati dalla marijuana”.
Nello stesso periodo e vogliamo presupporre per “assoluta coincidenza”, la DuPont brevettò il “nylon”.
Riscoprire un bene prezioso
Oggi assistiamo a una vera e propria rinascita della coltivazione di canapa in Italia.
Dalla riscoperta tessile, all’uso terapeutico, alla produzione alimentare tramite i suoi derivati come l’olio o i semi, ricchi di omega 3, 6 e 9.
Senza chiaramente dimenticare il CBD, la molecola che anche grazie a numerosi studi scientifici, si sta diffondendo in tutte le fasce della popolazione, grazie alle sue mille proprietà.