Charlotte Figi non soffre più, è per sempre libera dalle convulsioni.
Ma purtroppo la piccola guerriera di 13 anni alla quale da piccolissima è stata diagnosticata una malattia molto grave chiamata sindrome di Dravet non è guarita, ma è morta dopo l’ennesimo combattimento. Non ce l’ha fatta e tutto il mondo della cannabis è in lutto insieme alla sua famiglia.
Perché questa bambina ha avuto un impatto enorme sul sistema che la circondava: infatti se non fosse stato per lei la canapa potrebbe essere ancora illegale negli Stati Uniti e milioni di persone in tutto il mondo che soffrono di epilessia potrebbero non avere accesso al CBD per controllare i loro attacchi. La sua storia di vita, per quanto complicata e più dura di quanto sarebbe dovuta essere, ha cambiato la storia della cannabis e ha reso più facile la vita di moltissime persone che, come Charlotte, meritano di essere curate e aiutate.
Quella di Charlotte è una storia triste e sfortunata ma allo stesso tempo è un esempio di forza e determinazione di una famiglia che non smette di lottare per il futuro dei propri figli e di tutti i bambini del mondo e, per una volta, di un sistema che recepisce la necessità di agire… di fare finalmente la cosa giusta davanti all’evidenza.
La storia di Charlotte
Charlotte ebbe il suo primo attacco epilettico a soli tre mesi di vita e già allora rischiò di non farcela. In seguito a questo sconvolgente episodio le fu quindi diagnosticata la sindrome di Dravet. A soli 5 anni era solita avere fino a 300 crisi a settimana, aveva gravi problemi motori (che la costringevano in carrozzina) e di linguaggio. La famiglia di Charlotte non ha però mai mollato e sin dalle prime manifestazioni della patologia si sono stretti intorno a lei e hanno promesso che l’avrebbero aiutata in ogni modo ad avere una vita migliore, avrebbero lottato insieme. E così hanno fatto, cercando cure sperimentali finché nel 2012 hanno scoperto di un trattamento a base di cannabidiolo che poteva fare al caso loro. Hanno indagato e si sono documentati a lungo sugli effetti rilassanti, antinfiammatori e anticonvulsivanti del CBD e si sono rivolti a numerosi esperti finché dopo numerosi tentativi hanno trovato dei medici disposti ad applicare il trattamento sperimentale sulla loro bambina. Charlotte iniziò ad assumere olio di cannabidiolo proveniente da un tipo di cannabis coltivata in Colorado chiamato “Hippie’s Disappointment”, contenente un basso livello di THC e un alto tenore di CBD dal quale venne poi creato un estratto che venne addirittura battezzato con il suo nome, “Charlotte’s Web”. Nel giro di poche settimane di utilizzo dell’olio di CBD le crisi epilettiche nella bambina si fecero più rade e passarono da 300 a settimana a 2 o 3 al mese e lei riprese a camminare, una vittoria enorme per la piccola e la sua famiglia.
Ma perché il caso fu di Charlotte così eclatante?
Perché la cannabis terapeutica allora era ancora illegale nella maggior parte degli Stati degli USA e il successo della terapia al CBD su Charlotte fece sì che tantissime persone con problemi simili si trasferissero in Colorado dove già dal 2000 era consentito l’uso di cannabis medica, per trovare una finalmente una cura sui passi di Charlotte. I media raccontarono di questo miracolo e la cannabis medica in pochi anni diventò per moltissimi una realtà accessibile. Anche grazie a lei e alla sua famiglia oggi in USA sono 34 gli Stati ad aver legalizzato la cannabis terapeutica e 47 quelli ad aver ammesso l’uso medico del cannabidiolo.
Purtroppo il 7 aprile Charlotte è morta dopo un ricovero in ospedale a causa di polmonite, che le ha causato problemi respiratori e un riaggravamento delle convulsioni.
Noi la ricordiamo sorridente e spensierata vestita di colori sgargianti che cammina all’interno di una serra di cannabis accarezzando le piantine e guardando, con gli occhioni dolci e pieni di coraggio, i suoi fiori della speranza.
Ciao Charlotte, grazie per quello che hai fatto per il mondo, perché grazie a te per molte persone la vita sarà più facile e più felice.