La genetica White Whidow è uno dei colossi del mondo della cannabis, ma nonostante la fama e la diffusione, le sue origini sono ancora avvolte nel mistero. Questa varietà a predominanza sativa, nota per essere particolarmente potente grazie all’abbondante quantità di resina, ha vinto numerosi premi, tra cui la High Times Cannabis Cup nel 1995 e ha negli anni conquistato il mercato della canapa grazie alla sua fragranza pulita e le sue fantastiche proprietà utili sia a scopo medico che ricreativo.
In questo articolo, come abbiamo già fatto per altre varietà storiche come la Haze e la Cheese, vi racconteremo le caratteristiche, le varianti e l’intricata storia di questa genetica.
Le origini misteriose e la storia della varietà White Widow
Oggi, ogni coltivatore e banca del seme afferma di possedere la varietà originale e sono numerose le leggende sulla composizione genetica di questa pianta. Secondo una di queste, la Widow fu il risultato di anni di selezione e ibridazione nelle montagne del Kerala per produrre marijuana ricca di resina. Effettivamente, è molto probabile che il padre sia proprio un ibrido a predominanza indica proveniente dal sud dell’India.
Sulla genetica della pianta madre esistono diverse versioni, ma la più attendibile suggerisce che si tratti di una Manga Rosa, una varietà sativa brasiliana, utilizzata dai nativi americani per motivi spirituali.
Ma chi effettivamente fece unire questi due ceppi per dar vita alla celebre vedova bianca?
Nonostante le voci controverse e le speculazioni, è indiscutibile che la prima White Widow immessa sul mercato negli anni ‘90 portasse il marchio olandese Green House Seeds.
Una storia, probabilmente un po’ romanzata, racconta di un viaggio nel sud dell’india durante il quale Shantibaba, venne avvicinato da un uomo che, dopo aver condiviso con lui un joint, lo portò nella sua fattoria nelle montagne del Kerala, dove gli presentò un ibrido indica, che aveva ottenuto attraverso un lungo processo selezione per ottenere una produzione ottimale di resina per il suo villaggio. Tornato in Olanda con un lotto di questi semi, provò ad incrociare un maschio con la madre sativa di origini brasiliani, generando appunto la famosa varietà White Widow.
Un’altra versione, che comunque attribuisce la paternità di questa pianta alla banca del seme olandese, afferma che sia stato Igemar, un noto coltivatore dei Paesi Bassi, a scoprire questa genetica. In un’intervista per la rivista tedesca “Grow”, Igemar raccontò di aver trovato i semi di questa pianta accidentalmente in un mucchietto di marijuana fatto a mano e di aver poi fatto accoppiare le piante per sei anni, in modo da perfezionare la nuova varietà.
Non sapremo mai quale di queste versioni corrisponda alla realtà, nonostante questo, è innegabile il contributo di Igemar allo sviluppo di questa genetica, sulla quale lavora da tutta la vita allo scopo di perfezionarla e della quale ha creato numerosi ibridi, che oggi, arricchiscono ancor di più il prestigioso catalogo di Green House.
Caratteristiche e coltivazione della genetica White Widow
Le cime di questa varietà a predominanza sativa (indica 40%, sativa 60%) sono davvero uniche. Queste vengono raccolte quando ancora non sono completamente colorate, ovvero “white”, inoltre, l’incredibile quantità di resina e i pistilli bianchi le danno un aspetto glaciale che la contraddistingue dalle altre infiorescenze. I bud emettono un forte odore fresco e agrumato con note che ricordano il pino, questi aromi si traducono poi in una fumata piacevole e rinfrescante perfetta per rilassarsi in un week end estivo.
Una delle caratteristiche principali di questa varietà, che ha determinato il suo successo commerciale, è la facilità di coltivazione.
Lo strain White Widow, nonostante provenga da ambienti caldi e soleggiati, si adatta facilmente ai climi miti del nord Europa. La pianta bassa dalle foglie verdi e allungate, produce un’abbondante fioritura in circa 60 giorni ed è una varietà veramente produttiva e facile da gestire, specialmente in una coltivazione indoor.
Gli ibridi di White Widow più famosi
Dalla popolare White Widow sono poi nate numerosi ibridi altrettanto famosi, ecco a voi gli strain derivati dalla varietà White Widow più famosi.
White Rhino
Questo ibrido, nato da un mix di genetiche provenienti da Brasile, India e Afghanistan, è noto per avere un elevato livello di THC, che garantisce effetti inebrianti ai consumatori. È facilmente riconoscibile per le sue foglie verde scuro e la bassa statura, che le permettono di crescere in ambienti ostili, a temperature relativamente basse. White Rhino, con il suo aroma terroso, dolce e legnoso, è molto ricercata, oltre che per scopi ricreativi, per le sue note applicazioni in campo medico, come il trattamento di malattie degenerative e del sistema nervoso.
White Russian
Anche questo ibrido a predominanza indica, nato dall’incrocio tra la varietà White Widow e lo strain AK-47, come l’originale genetica da cui deriva, proviene da coltivatori olandesi ed è una varietà pluripremiata.
Tra i premi più prestigiosi, il 1 °posto nella migliore categoria in assoluto alla High Time Cannabis Cup del 1996, guadagnato grazie ai suoi aromi fruttati e dolci uniti a toni più speziati e ai suoi effetti energizzanti sui consumatori.
L’effetto immediato della White Russian fa sentire rapidamente motivati, pieni di energia e dà un senso di chiarezza invece che di confusione. Tuttavia, un consumo eccessivo può portare a sonnolenza.
White Satin
Questo strain è un ibrido 50% sativa e 50% indica, perfetta per l’uso medico. White Satin ha effetti energizzanti, aiuta a rilassare il corpo e la mente ed è solitamente utilizzata da chi ricerca un trattamento per la stanchezza cronica, le emicranie, la depressione, l’ansia e la tensione.
I suoi aromi sono fruttati, morbidi e ricordano l’albicocca e i mirtilli.