Forse in Italia non è una delle più conosciute, ma sicuramente la Grand Daddy Purple è una delle genetiche più amate dagli americani.
La storia di questo strain dalla bellezza magica e dalle proprietà miracolose si incrocia con quella della legalizzazione della cannabis medicinale in California, di cui Ken Estes, il padre della Gran Daddy Purple è stato pioniere ed è tutt’ora attivista convinto.
Storia di Ken Estes
Come la storia della maggior parte delle genetiche più amate (per esempio della Skunk di cui abbiamo parlato in questo articolo) anche la Grand Daddy Purple fonda le sue radici in California.
Ken Estes era un ottimo studente e un eccellente atleta della California State University, ma poco dopo la laurea, un grave incidente in motocicletta lo lascia paralizzato dal collo in giù. Dopo sei mesi in un centro di riabilitazione torna finalmente a casa, ma costretto alla sedia a rotelle e a consumare una grande quantità di farmaci, che, oltre a non coprire completamente i suoi dolori cronici, gli infliggono pesanti effetti collaterali come la perdita del sonno e dell’appetito. Ormai disperato per una situazione che sembra non avere soluzione, Ken incontra un gruppo di veterani del Vietnam che lo introducono al mondo della cannabis, nel più banale dei modi: passandogli un joint!
“Per la prima volta quella notte riuscii a dormire tranquillamente, e la mattina mi svegliai con un forte appetito e sentendo una notevole riduzione dei dolori che da mesi non mi lasciavano vivere”
Così racconta Ken l’esperienza che rivoluzionò la sua vita.
Mentre personaggi come Franco Loja, il famoso Strain Hunters di cui vi abbiamo raccontato in questo articolo, arrivarono in questo mondo dopo anni di ricerca e amore per la cannabis, Ken si trova catapultato in questo mestiere.
Da quel giorno lo scopo della sua vita diventa quello di convincere la comunità medica delle proprietà miracolose della canapa sui pazienti come lui, inizia quindi ad essere prima di tutto un attivista e poi un ricercatore, o meglio, un Breeder, ovvero colui che si occupa di creare genetiche dalle caratteristiche speciali migliorando e diversificando le genetiche attraverso l’incrocio e la selezione di diversi strain.
La nascita della Grand Daddy Purple
Ken Estes intraprende un lungo lavoro di ricerca scientifica, guidata principalmente dalle testimonianze di chi già aveva provato la cannabis come cura medicinale. Così inizia a cercare, selezionare e incrociare le genetiche che altri avevano già provato e di cui riconoscevano effetti miracolosi sui propri dolori e sui disturbi del sonno e dell’appetito.
Nei primi anni 2000 un nativo americano gli propone un nuovo strain, che aveva ricevuto a sua volta da uno sciamano di una tribù nativa della California chiamata Pomo. Questa genetica coltivata da più di 18 anni e utilizzata dai Pomo per le cerimonie, lascia Ken esterrefatto. Il suo forte aroma muschiato riporta alla mente di Ken una genetica che aveva tanto amato negli anni ‘70, la Thai Stick e i suoi effetti miracolosi lo convincono di aver finalmente trovato la genetica perfetta per i suoi scopi.
Ma il nuovo strain, da lui battezzata Grand Daddy Purple, non sembra convincere il pubblico, che resta sconvolto dalla colorazione violacea talmente scura a confronto con qualsiasi altra Purple, da sembrare “marcia”. Così , forte delle sue convinzioni, inizia a venderla ai suoi pazienti affermando che avrebbe rimborsato chiunque non avesse riconosciuto i suoi benefici dopo averla provata.
Ebbene, nessuno restituisce a Ken la Grand Daddy Purple, confermando la sua incredibile scoperta.
Tutti restano estasiati dalle sue intense proprietà distensive, che incollano il corpo al divano lasciando viaggiare la mente, e dalla capacità di ridurre notevolmente dolori cronici, l’insonnia, gli spasmi muscolari e la perdita dell’appetito.
Caratteristiche
Oltre all’aroma intenso, ciò che lascia a bocca aperta è la bellezza della Grand Daddy Purple.
La pianta sviluppa dei fiori viola scuro cosparsi di scintillante resina bianca e pistilli arancioni che le danno un aspetto quasi magico.
Mentre la colorazione è probabilmente dovuta alla stretta parentela con la Purple Urkle, per i bud di enormi dimensioni si deve ringraziare l’altro genitore di questo strain, la Big Bud, da cui derivano gran parte delle caratteristiche morfologiche della Grand Daddy Purple.
Coltivazione
La Grand Daddy Purple è uno strain davvero resistente, perfetto per le coltivazioni con poco spazio a disposizione, grazie alla struttura della pianta, piccola e tozza, ma soprattutto per l’elevata produttività di questa pianta dalle gemme straordinariamente grandi. Si tratta di una pianta nata per i climi freddi, infatti, è possibile ottenere le caratteristiche tonalità che la rendono così appariscente solo esponendo i fiori a basse temperature verso le ultime fasi di maturazioni. È quindi perfetta per le coltivazioni domestiche, sia all’interno di piccoli spazi al chiuso che in balconi e cortili.
Un’altra ottima caratteristica è il rapido periodo di fioritura, di circa 60 giorni, che secondo una teoria dello stesso Ken Estes, si deve alla lontana parentela con la Skunk, con cui ha in comune anche il prematuro rilascio degli aromi, il quale comincia meno che a metà fioritura.
Ma non è tutto oro quel che luccica, i bud di grandi dimensioni richiedono alcune accortezze: la muffa è un pericolo sempre dietro l’angolo, è quindi necessario tenere sotto controllo il livello di umidità, mantenere la ventilazione costante e dosare accuratamente l’acqua.
Inoltre, potrebbe essere necessario rimuovere alcune delle lunghe foglie della Grand Daddy Purple, che potrebbero impedire ai raggi del sole di raggiungere le gemme più nascoste.