Mentre lo strain Haze (di cui vi abbiamo parlato in questo articolo) è la pietra miliare di tutte le genetiche a predominanza sativa, la mamma di tutti gli strain indica più noti è sicuramente la Kush.
La storia della genetica più utilizzata in campo medico comincia da lontano, in Afghanistan, per poi arrivare ad Amsterdam, attraverso un lungo viaggio, detto Hippie Trail.
Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla Kush e tutte le sue varietà!
Dalle Montagne dell’Afghanistan all’Europa degli anni ‘70
Spesso ci si dimentica che l’Afghanistan è storicamente uno dei maggiori produttori di cannabis del mondo.
Situata lungo la splendida catena montuosa dell’Himalaya, l’ambiente collinare con profonde valli della regione dell’Hinda Kush, caratterizzata da un clima caldo e dal terreno straordinariamente fertile, è un luogo perfetto per la coltivazione della canapa.
Questa area, sia per le ricchezze organiche del sottosuolo, sia per la posizione nevralgica al confine con Pakistan e India è da sempre teatro di guerre e invasioni.
Proprio qui le popolazioni locali producevano la cannabis utilizzata per scopi rituali, medici e ricreativi, tra cui appunto la genetica battezzata Kush dagli europei, in onore del suo luogo d’origine.
Nonostante il consumo di marijuana fosse parte integrante della cultura araba e apertamente consentito dal re, nel 1973 il primo presidente della nazione Afghana, Mohammed Daud Khan, dopo aver rovesciato la monarchia cedette alle pressioni del governo Nixon, instaurando una politica proibizionista.
Dopo anni di una monarchia a favore del consumo di Hashish e Cannabis, il presidente decise di bandire queste sostanze.
Nonostante la breve vita del governo, distrutto dai comunisti pochi anni dopo, la persecuzione della cannabis proseguì mettendo a rischio la sopravvivenza delle prodigiose genetiche sviluppate nei territori afghani.
Per fortuna, proprio in questi anni, prese vita un fenomeno conosciuto come Hippie Trail.
Giovani di tutto il mondo intraprendevano lunghi viaggi attraverso l’Asia, toccando appunto anche la regione del’Hinda Kush.
Durante il viaggio questi raccoglievano esperienze, oggetti e usanze, vivendo costantemente a contatto con le popolazioni locali.
Tra le tante cose gli avventurosi ragazzi portarono in occidente i semi della Kush.
Ad Amsterdam le invidiabili caratteristiche di questo strain, quali l’abbondante produzione di resina, il forte aroma capace di avvolgere una stanza in pochi secondi, e gli incredibili effetti distensivi non passarono inosservati, diventando oggetto dell’attenzione dei più noti breeder.
Kush: coltivazione e caratteristiche della genetica
I coltivatori adorano la Kush, le cime di questa pianta crescono in abbondanza, sono particolarmente resinose e hanno inoltre un periodo di fioritura piuttosto breve (50-56 giorni). Unica pecca, le lunghe foglie spesse potrebbero impedire alla luce di raggiungere tutti i rami e necessitano quindi di particolari attenzioni.
D’altra parte, i coltivatori amatoriali potrebbero restare fregati!
La stazza di questa pianta, che resta piuttosto piccola, producendo allo stesso tempo molte cime, potrebbe sembrare perfetta per una coltivazione indoor…
Ma attenti all’odore!
Il tratto distintivo della Kush è, infatti, un fortissimo aroma pungente, spesso paragonato alla benzina degli aerei. Il profumo di una sola cima è in grado di avvolgere in pochi secondi un’intera stanza!
Ma la qualità più apprezzata (e allo stesso tempo temuta) della Kush è l’elevata percentuale di THC contenuto nella resina.
Questo la rende particolarmente appetibile per chi è alla ricerca di effetti distensivi potenti, ma anche particolarmente soggetta a restrizioni legislative: in Europa e in USA sono numerosi gli Stati che hanno imposto maggiori divieti per questa genetica.
Le varietà più famose dello strain Kush
I Breeder olandesi degli anni ’70, iniziarono a sperimentare diverse ibridazioni con la Kush, per realizzare genetiche forti, dalla struttura tozza, in grado di sopravvivere in condizioni climatiche differenti.
Così diedero vita ad alcune delle varietà più amate di tutti i tempi.
Og Kush
La OG Kush è un grande classico per i fumatori abituali e viene spesso impiegata per scopi terapeutici: sembra essere ottima per risolvere problemi di emicrania e stress, grazie all’effetto euforico e di spensieratezza che provoca sui consumatori.
Come la genetica da cui deriva, la OG mantiene elevati livelli di THC e solo l’1% di CBD.
Le piante possono raggiungere 3 metri di altezza, anche se solitamente si aggirano attorno al metro e mezzo per le coltivazioni outdoor e un metro per le indoor.
Infine, sono particolarmente redditizie specialmente se piantate distanti l’una dall’altro, con una produzione media di circa 500 grammi per pianta.
Bubba Kush
Nota per il potentissimo effetto distensivo, la Bubba Kush è la genetica del buon umore.
Il suo sapore dolce con retrogusto di cacao e caffè si accompagna a un effetto euforico e distensivo allo stesso tempo, perfetto per combattere lo stress a fine giornata.
La discendenza di questa pianta è secondo alcuni Afghana, ma le origini sono tuttora incerte. Infatti, il breeder creatore di questa varietà la propose sul mercato nel 1996 quando incrociò la OG con una indica sconosciuta ottenuta a New Orleans.
Questa genetica a predominanza indica offre ottime rese sia nelle colture indoor che outdoor, con raccolti fino a 1000 grammi per pianta in pochissimo tempo: appena 55/65 giorni di fioritura.
Bubble Kush
La Bubble Kush è una varietà che proviene dall’incrocio tra la Bubble Gum Cannabis e la OG Kush. Questa varietà di marijuana è una delle più grandi in termini di resa quando si tratta di raccogliere.
Poiché è prevalentemente indica, è considerata come una di quelle erbe “incolla divano”, in grado di rilassare sia la mente che il corpo.
La Bubble Kush è perfetta per coloro che cercano una soluzione a dolori muscolari, spasmi, emicranie e insonnia.
Pronuncia
Ora che sapete tutto sulla Kush, vogliamo togliere un dubbio che quasi sicuramente affligge la maggior parte di voi: come si pronuncia Kush?
Non è “Kash” non è “Kush” ma [kʊʃ].
Potete ascoltarlo qui