Le varietà autoctone di cannabis sono quelle che sono cresciute in natura spontaneamente senza necessitare intervento umano. Sono frutto dell’adattamento della pianta alle caratteristiche di una specifica area geografica e sono importantissime in quanto genetiche pure e autentiche. A partire da esse sono state poi sviluppate genetiche miste tramite particolari incroci, ma le autoctone sono le antenate primarie di tutte le piante moderne e per il loro “sangue puro” è opportuno preservarle con attenzione.
In questo articolo approfondiremo la storia e le particolarità della cannabis autoctona e vedremo le caratteristiche dei ceppi originari più antichi e famosi.
Come tanti altri vegetali anche le piante di cannabis nei secoli hanno subito un’evoluzione importante e si sono sviluppate per sopravvivere in determinate condizioni ambientali. Prima che l’uomo vi mettesse mano queste genetiche erano completamente naturali e si potevano dichiarare pure a differenza delle varietà ibride che sono nate da esse con l’intervento dei coltivatori.
Autoctona e Cultivar: caratteristiche e differenze
Perché interessarsi alle genetiche originali se esistono mix genetici nati per migliorare il prodotto finale? Perché le varietà autoctone sono l’origine di tutto e grazie a loro è possibile sperimentare e generare infiorescenze dalle infinite potenzialità. Ecco che è davvero importante conoscerle e preservarle per non perdere le linee genetiche originali e, preservando la biodiversità della pianta, creare poi nuove piante ibridate in base alle nostre necessità. Per fare nuovi incroci infatti è sempre meglio usare geni il più possibile puri per avere migliori capacità di adattamento.
I ceppi autoctoni infatti sono diversi dalle cultivar, ovvero le varietà migliorate geneticamente per ottenere specifiche prestazioni. Per molti aspetti le autoctone possono risultare meno affidabili e produttive, proprio perché non migliorate dalla mano umana ma sono comunque fondamentali per la salvaguardia della specie e la loro forza sta proprio nella genetica naturale che ben si presta a generare nuovi ibridi. Inoltre tutelare la biodiversità della cannabis è una prerogativa per tutti gli appassionati di questa pianta ovviamente.
Le più antiche genetiche autoctone
Passiamo ora a raccontare le principali genetiche autoctone conosciute al mondo ovvero quelle migliori e più antiche che sono state usate da tutti breeder come base del proprio lavoro di ricerca e produzione.
Afghani
Un ceppo di indica originario di una catena montuosa che attraversa Afghanistan, India e Pakistan. La marijuana che si è sviluppata nella parte afghana è antica e incredibilmente caratteristica. Si tratta di cime compatte e dense, ricchissime di resina e terpeni che hanno un aroma dolce e speziato e offrono uno sballo piuttosto importante al quale solitamente consegue un rilassamento potente (del tipo che ti inchioda divano). Le dimensioni della pianta sono piccole e non sono difficili da coltivare ottenendo rese eccellenti, per questo sono tra le autoctone più amate dai coltivatori anche poco esperti.
Hindu Kush
La Hindu Kush nasce più o meno nella stessa area geografica dell’Afghani ed è la più usata tra India, Pakistan e Afghanistan per la produzione di hashish. É senza dubbio una delle genetiche più famose al mondo e da lei sono nate tantissime importanti varietà deliziosamente aromatiche (una sua caratteristica è l’abbondanza di tricomi) e molto resistenti a situazioni ambientali anche ostili. L’aroma del quale parliamo è simile a quello speziato dell’Afghani ma con un sentore di muschio delicatissimo in aggiunta. Come tante Kush nate da lei anche questa autoctona è capace di stenderti e di garantire un relax potente, dalla punta dei piedi fino ai meandri della mente. Proprio per questo suo effetto e la ricchezza di THC è considerata una perfetta varietà terapeutica per la cura di depressione, stress e insonnia. Oltre ad essere particolarmente resistente la pianta piace molto ai coltivatori per il suo periodo breve di fioritura e le dimensioni contenute (ma con rese ottimali).
Aceh
Ecco una sativa pura dai sapori tropicali che viene da una remota provincia collinare indonesiana. Famosa per i suoi effetti psicoattivi e l’aroma deliziosamente fruttato è perfetta per chi cerca uno sballo cerebrale e vuole riassettare l’umore per ritrovare serenità e leggerezza senza perdere le energie. Anche in questo caso si tratta di una pianta dalle eccellenti doti adattive e dalla crescita rapida, caratteristiche necessarie per sopravvivere alle alte temperature e all’umidità esagerata di questo spicchio di mondo che l’ha vista nascere.
Thai
Le sue infiorescenze sono particolarissime e hanno aromi atipici che richiamano la terra fresca, il legno e il cioccolato con un sentore finale agrumato e acido. Tra le sative pure la Thai con le sue soffici cime potrebbe essere tra le autoctone che hanno generato più ibridi storici. Originaria della Thailandia è stata esportata in occidente fin dagli anni ’70 ed è subito diventata l’ottima base per creare ibridi capaci di sballare, stimolare e dare energia… non per niente è spesso stata etichettata come la preferita degli artisti e dai creativi. A differenza delle altre varietà che abbiamo citato in precedenza non è una pianta facilmente adattabile e necessità di un clima tropicale per crescere outdoor.
Colombian
In Colombia nel continente latino-americano si afferma questa speciale varietà autoctona di cannabis adorata come una vera e propria medicina sin dagli albori dello sviluppo della civiltà. Esistono due sottogruppi di questa genetica la Colombian degli altipiani e quella di pianura. La prima è una sativa dalle foglie lunghe e seghettate con rami molto ampi ed è molto più pregiata di quella cresciuta a bassa quota per questo è stata una genetica molto sfruttata. Ha effetti psicoattivi piuttosto marcati, gemme particolarmente resinose inoltre i fiori manifestano colori vivaci dall’aspetto esotico capaci di farvi innamorare al primo sguardo.