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Legalizzazione della cannabis VS narcotraffico, il Messico insegna all’Italia

È davvero tempo di guerra al narcotraffico in Messico, ma per la prima volta in centinaia d’anni non si parla più di piantagioni illecite in fiamme, retate e strette politiche a tolleranza zero, finalmente riconosciuti come poco applicabili in un clima di corruzione tra i più complessi del Sud America. Oggi la nuova linea d’azione del governo messicano si basa non sulla repressione ma sulla legalizzazione mirata.

Le piante di cannabis e le piante di papavero da oppio crescono naturalmente lungo le catene montuose della Sierra Madre, le colture organizzate sono fuorilegge dagli anni ’60, ma la produzione messicana non è certo inesistente, infatti da decine d’anni i “signori della droga” messicani hanno fatto loro questo business tanto proficuo, rendendolo una fonte di introiti decisamente notevole, soldi spesso generati dallo sfruttamento e dalla violenza.

E l’Italia a che punto è?
Matteo Salvini emana una circolare contro la Cannabis Light

Un passato di lotta violenta alla malavita che non ha dato frutti

Da allora la guerra alla droga in Messico è continuata tra alti e bassi in modo inefficace, con un picco di violenza nei primi decenni del 2000 quando il presidente Calderón dichiarò guerra ai cartelli ad ogni costo e spiegò le forze militari messicane contro il narcotraffico, appoggiato dagli Stati Uniti d’America. Successivamente il Dipartimento della Difesa Americana è sceso direttamente in campo insieme a quello messicano con uno spiegamento militare notevole, che ha dato origine a una faida sanguinosa fatta di violazione dei diritti umani e omicidi a sangue freddo. Secondo le ONG messicane, solo nei primi sei mesi dl 2018 sono state uccise 15.973 persone in nome della guerra ai narcos. Ma in definitiva questo giro di vite sanguinoso pare non aver avuto gli esiti sperati e le famiglie di narcotrafficanti sono tuttora floride e forse ancora meglio organizzate.

La politica visionaria del Governo Obrador

Oggi il neo eletto Presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador ha deciso di tentare con una nuova strategia, proponendo alle Nazioni Unite la legalizzazione della produzione locale di cannabis e papavero da oppio durante il prossimo incontro strategico contro la lotta al narco-traffico che si terrà in marzo 2019.

Il progetto del nuovo governo sembra essere partito dalla mente della sua liberale ministra degli interni Olga Sánchez Cordero, che pare determinata a legalizzare la coltivazione di cannabis e papavero da oppio per usi medici e terapeutici come primo passo.
Questa prima misura sarebbe già significativa secondo la ministra per diminuire la violenza e il potere dei narcotrafficanti. Infatti attualmente il Messico è il terzo produttore a livello mondiale di papavero da oppio, senza essere compreso nell’elenco dei paesi che hanno ricevuto legale autorizzazione dell’Onu alla coltivazione e lavorazione a uso farmaceutico. Allo stesso modo la coltivazione della cannabis in territorio messicano è ampiamente diffusa ma totalmente in mano alla malavita che ne ottiene forti guadagni da sempre.

Il governo si esprime in modo positivo anche in merito alla legalizzazione della cannabis a fini ricreativi, operazione che attualmente pare essere gradita anche dalla corte suprema del paese.

No puedes apagar el fuego con el fuego

Alcuni slogan della rivoluzionaria campagna elettorale che ha portato il governo di Obrador alla vittoria raccontano la grande voglia del Messico di migliorarsi e risorgere dalle sue ceneri abbracciando nuovi modelli di sviluppo economico e legislativo: “Abrazos no balazos” ovvero “abbracci, non spari”, “Becarios sí, sicarios no” promuovendo la formazione di studiosi e non quella di sicari assassini, oppure spiegando come “No puedes apagar el fuego con el fuego”, non si può combattere il fuoco con il fuoco. Insomma, quella del governo pare essere una sana e matura risposta alle problematiche di un paese divelto da anni da odio e violenza.

Ancora una volta il governo italiano potrebbe cogliere una lezione di intraprendenza e civiltà da un altro stato. Per l’Italia come per il Messico infatti la lotta alla malavita organizzata potrebbe effettivamente trarre grande vantaggio dalla legalizzazione della coltivazione cannabis. Il Messico si sta muovendo in fretta e con basi solide per cogliere questa possibilità mentre noi, come sempre, restiamo a guardare.

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