Vi ricordate lo scorso Dicembre quando in vari negozi della provincia di Forlì – Cesena iniziò la caccia alle streghe e la Squadra Mobile di Forlì mise in atto sequestri a tutto spiano ed emise denunce per tantissimi rivenditori di cannabis light?
Nello specifico vennero sequestrati 73 chilogrammi di inflorescenze di cannabis legale e ulteriori prodotti, tra negozi fisici e distributori automatici a Forlì, Cesena, Cesenatico e Savignano sul Rubicone. Oltre al danno del ritiro della merce regolarmente acquistata partirono denunce molto gravi che accusavano i commercianti di detenzione, vendita e commercializzazione di sostanze stupefacenti/psicotrope senza le autorizzazioni ministeriali previste e per la divulgazione e pubblicità all’uso di sostanze illegali.
Per bloccare le attività di questi “pericolosissimi” commercianti dalla dubbia fama si erano mossi 50 agenti di polizia inneggiando a traffici assolutamente illeciti e immorali, appellandosi alla Legge 242/2016, che tratta il diritto da parte delle forze dell’ordine di perquisizione e di sequestro delle infiorescenze di cannabis “che non avessero subito un processo di lavorazione o trasformazione o che non avessero una finalità ad uso esclusivamente ornamentale”. I suddetti non hanno voluto sentire ragioni, il limite di THC certificato come nella norma non era un loro cruccio… erano lì con il preciso intento di prelevare tutto il possibile e far partire denunce per spaccio senza osservare il contesto.
Risultato: 15 denunce nei confronti dei legali rappresentanti delle aziende e materiale commerciale per circa 1 milione di euro ritirato dal commercio e posto sotto sequestro preventivo.
Volete sapere come è andata a finire questa brutta storia?
Ebbene la Procura di Forlì ha recentemente richiesto l’archiviazione di tutte le accuse. Il motivo è chiaro e semplice: la macchina di sequestri e denunce si mosse all’epoca sull’onda delle pressioni politiche e sociali suscitate dal dilagante proibizionismo guidato dal ministro Matteo Salvini. Quando però si è arrivati al sodo ci si è resi conto di come le accuse fossero infondate e i sequestri preventivi immotivati e di quanto a livello legislativo il confine tra ciò che è lecito o no in fatto di cannabis light fosse stato travisato e assoggettato a rielaborazioni personali (aggiungeremo piuttosto tendenziose) da parte della Squadra Mobile e di chi ha iniziato la caccia.
La Procura, insomma ha fatto un passo indietro, un passo importante per i diritti dei commercianti che però non li ripaga dall’onta di una denuncia tanto grave, dallo shaming pubblico che ne è conseguito e nemmeno dal danno economico subito con questi maxi sequestri che a quanto pare non erano in alcun modo sostenibili.
Ma la sapete qual è la cosa più ridicola, nonché l’ulteriore beffa?
Che nonostante la richiesta di archiviazione delle accuse da parte della Procura il sequestro resta attivo e le merci dal grande valore che sono state sottratte, con il pretesto di una illegalità mai confermata, a fronte di un’archiviazione formale saranno probabilmente destinate alla distruzione.