Perché negli Stati Uniti non vogliono trasmettere uno spot sulla cannabis terapeutica?
Negli USA sta facendo molto scandalo la decisione presa dell’emittente televisiva CBS che trasmette il Super Bowl (l’evento sportivo più importante dell’anno negli Stati Uniti), di togliere dalla propria scaletta pubblicitaria uno spot in particolare: quello che racconta la storia di tre persone affette da gravi problemi di salute che portano sullo schermo la testimonianza dei progressi fatti con l’utilizzo di terapie a base di cannabis medica.
Questa scelta, oggi che una buona parte degli stati americani sta legalizzando la cannabis anche a scopo ricreativo, fa riflettere: dietro la liberalizzazione sembrano esserci spinte puramente economiche e non certo progressiste.
Ebbene la CBS ha scelto di non trasmettere lo spot commissionato dalla Acreage Holding, una delle una delle più grandi società che commercia marijuana negli Stati Uniti, che avrebbe pagato ben 5 milioni di dollari per vedere le testimonianze raccolte su video condivise in prima serata durante l’evento. Secondo la CBS non è una questione politica o di perbenismo, ma semplicemente il commuovente video che racconta come la cannabis terapeutica può cambiare la vita di alcune persone non rispetta gli standard dell’emittente. Ricordiamo che tanti farmaci sono stati senza problemi pubblicizzati durante il Super Bowl, tra questi anche uno dedicato a risolvere il problema della disfunzione erettile.
Ma vediamo quali sono i contenuti specifici dello spot in questione, che ha tanto attirato l’interesse dei media.
Con una serie di interventi personali e dei familiari più vicini a loro, vengono portate 3 testimonianze importanti in un video in bianco e nero accompagnato da una musica di sottofondo davvero malinconica. Il messaggio è semplice: i farmaci a base di cannabis per alcuni fanno la differenza. È crudele privare persone che soffrono fisicamente di patologie o problematiche fisiche invalidanti di una forma terapeutica che funziona solo per questioni politiche.
I tre casi dello spot ci parlano di un’ingiustizia che si sta perpetuando in tantissimi paesi del mondo (tra i quali anche l’Italia, dove l’accesso alle cure a base di cannabinoidi non è ancora facile come dovrebbe). Nel video vediamo Austin e sua madre, questo ragazzo giovanissimo che soffre di continui attacchi epilettici che mettono a rischio ogni giorno la sua vita e che non rispondono a farmaci standard, un ex tossicodipendente che si è trovato a non riuscire a fare a meno degli oppiacei dopo un incidente e ha trovato nella cannabis una possibile soluzione alla sua dipendenza e un veterano che solo grazie alla cannabis medica trova sollievo dal dolore cronico insostenibile della sindrome dell’arto fantasma. Lo spot commerciale si conclude chiedendo l’intervento in prima persona degli spettatori, per unirsi al coro composto da queste 3 persone, dalle loro famiglie e da tutti coloro che vivono in prima persona il dramma dell’inaccessibilità alla cannabis medica. La proposta è quella di sollecitare i rappresentanti del congresso a omologare in tutti gli Stati l’accesso legale alla cannabis medica, con una modifica legislativa al Controlled Substances Act del 1970 e legalizzare la marijuana a scopo terapeutico a livello federale. Attualmente infatti sono solamente 30 gli stati dove è possibile (ma non semplice) reperire questi farmaci e ancora restano 20 stati americani dove la cannabis terapeutica rimane fuori legge.
Le storie di queste persone e di queste famiglie sono tanto strazianti quanto comuni, ne abbiamo sentite tantissime, anche in Italia di uomini e donne che hanno trovato nella cannabis terapeutica una possibilità reale di convivere con la malattia, di superare la disperazione che una vita di dolore e agonia può riservare a chi ha avuto la sfortuna di avere problemi di salute tanto importanti.
Privare queste persone di un possibile sollievo è come decidere consapevolmente che non contano, che non hanno peso in questa società e che per questo motivo non meritano attenzioni o speranza di stare meglio. Questo ha fatto la CBS prendendo la decisione di non pubblicare il video, ha deciso di non dare spazio (nemmeno a pagamento) a persone che chiedono di fare valere il proprio diritto alla salute. Speriamo solo che, grazie alla polemica suscitata da questa scelta e dall’indignazione mediatica che ha suscitato molte più persone scoprano l’esistenza di questa grave ingiustizia e ne facciano una battaglia personale.
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