Cannabis Light Terapeutica

Come assumere cannabis in sicurezza durante la chemioterapia

La ricerca scientifica continua giorno dopo giorno a evidenziare le proprietà benefiche della cannabis in relazione ai trattamenti contro il cancro e sintomi associati, come dolore, nausea e perdita di appetito. Ne abbiamo già parlato in questo articolo, se volete approfondire.

Sfortunatamente, la mancanza di un’educazione adeguata frena tantissimi oncologi nella prescrizione di cannabis ai propri pazienti, i quali spesso finiscono per assumerla senza informare i dottori.

Secondo una ricerca del 2018 su pazienti affetti da tumori, una persona ogni 8 avrebbe usato la cannabis per trattare i sintomi derivati dalla patologia e dagli effetti indesiderati delle cure, spesso molto invasive. Solo il 15% degli intervistati avrebbe dichiarato che “la cannabis interferisce con altri trattamenti medici”.
Il Dr. Joseph Rosado, un esperto del settore e autore di “Hope and Healing: the Case for Cannabis”, sostiene che la cannabis interagisce con ogni trattamento che venga processato tramite il fegato, inclusi i medicinali chemioterapici. Un parere non da poco, proveniente da un professionista che ha già curato più di 400 pazienti con preparati a base di cannabis medica.

Come interagisce la cannabis con i trattamenti chemioterapici?

Quando cannabinoidi come THC e CBD vengono assunti per via orale interagiscono con farmaci che vengono processati dall’enzima CYP del fegato. Il nostro organismo utilizza il suddetto enzima per metabolizzare il 60% dei farmaci commercializzati attualmente, sia quelli chemioterapici, che quelli antiepilettici, antifunginei e molti altri.
I farmaci per la chemioterapia sono citotossici, il che significa che risultano tossici per tutte le cellule viventi. Lo scopo del farmaco è di uccidere il maggior numero di cellule cancerogene possibile minimizzando l’eliminazione delle cellule sane.
A causa dell’interazione con l’enzima CYP, i pazienti che assumono cannabis in concomitanza con la chemioterapia possono incorrere in conseguenze potenzialmente gravissime.

I pazienti in trattamento chemioterapico possono quindi assumere cannabis?

La buona notizia, secondo il Dr.Rosado, è che la cannabis può essere assunta in maniera sicura anche dai pazienti in cura con chemioterapia. L’interazione con il fegato può essere facilmente evitata cambiando il metodo di somministrazione del preparato a base di cannabis.
L’enzima CYP entra in azione solo con l’assunzione orale o sublinguale dei prodotti, ma non viene coinvolto se la cannabis viene somministrata diversamente, tramite inalazione o vaporizzazione, creme o supposte.
Tra tutti i metodi, il Dr. Rosado consiglia l’inalazione.
“Quando viene inalata, il 100% della medicina a base di cannabis viene assorbita entro 3-5 minuti. I cannabinoidi giungono direttamente ai globuli rossi ed entrano in circolazione immediatamente.”
Rosado aggiunge anche che l’inalazione risulta ancora più sicura se i pazienti utilizzano la forma acida (non attivata) dei cannabinoidi, come il CBDA. Per non attivare i cannabinoidi è necessario vaporizzare il fiore a una temperatura uguale o inferiore a 55°C.

Raccomandazioni per i pazienti che non possono inalare cannabis

Il Dr. Rosado ci tiene a ribadire che i pazienti non dovrebbero mai ingerire cannabis durante la chemioterapia. Per evitare spiacevoli interazioni, il prodotto non dovrebbe mai essere assunto mentre il trattamento viene somministrato. Oltre a questo, sottolinea un’ulteriore sensibilità nei pazienti in cura contro il cancro al fegato: tale patologia riduce la capacità dell’organo di assimilare la cannabis.

Se il paziente è impossibilitato a inalare la cannabis, il Dr. Rosado raccomanda un infuso di infiorescenze preparato a basse temperature.
Ecco come fare:

1. Portare l’acqua a ebollizione e poi rimuoverla dal fuoco.

2. Attendere che l’acqua smetta di bollire, poi aggiungere le infiorescenze (la temperatura dovrebbe essere inferiore ai 105°C affinchè i cannabinoidi non vengano attivati).

3. Lasciare le infiorescenze in acqua per 20 minuti.

4. Rimuovere le infiorescenze. L’infuso è ora pronto da bere.

Qualunque sia il metodo con cui si decide di assumere cannabis medica, è bene sempre riportarlo al proprio oncologo in quanto alcuni tipi di cancro necessitano di più monitoraggio quando si tratta di consumo di marijuana. Per esempio, il THC può intaccare i livelli di estrogeni: per questo motivo è necessario prestare attenzione ai pazienti affetti da cancro che produce ormoni (cancro alle ovaie, al seno, alla prostata, ai testicoli) e che facciano uso di cannabis a scopo terapeutico. Proprio per tutti questi motivi il presente articolo è da intendersi esclusivamente come informativo e in nessun modo può sostituire il parere del medico.

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