Il Comune di Milano e la Regione Piemonte in prima linea contro il monopolio di stato della cannabis terapeutica. Sempre più medici decidono di consigliare questo tipo di terapia ai propri pazienti, fiduciosi dei risultati positivi ottenuti dai trattamenti a base di cannabis ad elevato contenuto di CBD e THC (presente invece in quantità limitatissime nella cannabis light).
Ma, ora che in molti hanno deciso di superare il pregiudizio nei confronti della cannabis terapeutica, rimane un grosso, anzi grossissimo problema: la crescente richiesta da parte dei pazienti e le numerose prescrizioni da parte dei medici non possono essere soddisfatte dallo stato italiano e riuscire ad avere il farmaco (perché di questo si tratta) è diventata un’impresa. Niente di nuovo, lo stato italiano che detiene il monopolio produttivo della cannabis terapeutica coltivata sul suolo italiano è assolutamente inefficiente e non riesce a produrre abbastanza cannabis a scopo medico. In Italia infatti è secondo la legge lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze l’unico ente autorizzato alla produzione e fornitura di cannabis terapeutica made in Italy e questo unico produttore non riesce (sin dalla sua autorizzazione) a soddisfare tempestivamente le richieste provenienti da tutta Italia.
Da anni, a pari passo con la crescita del consumo del farmaco a base di cannabis, il Ministero della Salute è stato sollecitato da pazienti e medici ad individuare e autorizzare altri enti alla produzione dei farmaci, ma questo non è ancora avvenuto e l’unica azione appresa dal ministero per supplire a questa mancanza imperdonabile è stato il recente aumento di import di prodotti dall’estero, specialmente dall’Olanda. Nonostante questa manovra assolutamente costosa per le tasche dello stato, il quantitativo di cannabis offerto ai cittadini italiani rimane ben al di sotto della richiesta, per la quale oltretutto è prevista nell’immediato futuro un’ulteriore crescita in risposta a studi clinici sempre più propensi all’utilizzo della cannabis a scopo medico.
Milano, cannabis terapeutica a Parco Sud e le richieste del Piemonte
La prima rivoluzionaria proposta per rompere il monopolio di stato della cannabis terapeutica è partita dal comune di Milano, che sottopone all’attenzione del governo una mozione realistica e strutturata, che potrebbe assicurare una soluzione proficua per il rifornimento di oltre 20.000 italiani affetti da malattie gravi che attendono i rifornimenti del farmaco. La giunta comunale milanese propone una produzione intensiva di cannabis terapeutica nel Parco Sud, il più grande parco agricolo d’Europa, e nelle decine di cascine comunali disseminate nella provincia milanese.
Dopo pochissimo tempo anche la Regione Piemonte ha fatto la sua mossa: qui infatti negli ultimi anni è triplicato il numero di pazienti trattati con cannabis terapeutica. La Regione, che vuole assicurare ai propri cittadini il rispetto del diritto alla cura, ha chiesto ufficialmente al Ministero della Salute di individuare e autorizzare altri enti alla produzione di cannabis destinata alla produzione farmacologica.
Lo studio clinico voluto dalla Regione Piemonte
Il Piemonte non si limita alle richieste, ma ha recentemente organizzato il finanziamento di uno speciale studio clinico che vertirà sull’efficacia e sulla sicurezza dei trattamenti farmacologici a base di cannabis terapeutica. La ricerca verrà condotta su 90 pazienti e inizierà entro fine 2018. Il progetto, che sarà finanziato con le risorse della legge regionale che regola l’uso terapeutico della cannabis, è già stato approvato e promosso dalla Città della Salute di Torino ed è il primo nel suo genere ad essere avviato da una Regione italiana.
Le ragioni per superare il monopolio di stato di Cannabis Terapeutica
I pro della rottura del monopolio di stato con base a Firenze sono evidenti a tutti, infatti aprire le porte a una più estesa produzione controllata su territorio italiano sarebbe una soluzione per soddisfare contemporaneamente le richieste di cura dei cittadini e anche per ridurre i costi di approvvigionamento (certamente la produzione autoctona sarebbe meno dispendiosa dell’importazione). Perché foraggiare ripetutamente l’economia di un paese straniero quando l’apertura alla produzione di cannabis terapeutica made in Italy potrebbe creare profitti economici per aziende locali e numerosi posti di lavoro a casa nostra?