Con la liberalizzazione della marijuana in un numero di stati sempre crescente, in USA si è mostrato in calo l’utilizzo di farmaci oppiacei per il trattamento del dolore.
A rivelarlo è una ricerca pubblicata ultimamente sul Journal of Psychoactive Drugs, condotto nello stato del Colorado, in cui la cannabis è legale sia a scopo medico che ricreativo.
Nella ricerca viene sottolineata la percentuale di consumatori abituali di farmaci oppiacei che ha sostituito o ridotto il loro uso: ben il 90%.
Lo studio, messo in atto dalla ricercatrice Gwen Wurm della School of Medicine della University of Miami, è stato realizzato sottoponendo mille clienti di due punti vendita del Colorado a un questionario, a esclusione dei possessori di tessera per l’acquisto di cannabis medica.
Ecco i risultati:
- 647: coloro che hanno dichiarato di utilizzare marijuana a scopo medico.
- 319: i consumatori che la assumono come antidolorifico (il 49% degli intervistati), dopo aver già utilizzato in passato analgesici come ossicodone, tramadol, morfina e idrocodone.
- 281: i clienti che hanno confermato di aver abolito o notevolmente ridotto l’assunzione dei suddetti medicinali grazie alla cannabis.
La ricercatrice Gwen Wurm conferma l’attendibilità dei dati raccolti, già ricavati da sondaggi precedenti, ma vorrebbe comunque approfondire lo studio in materia.
“Circa il 20% degli adulti americani soffre di qualche dolore cronico, e un terzo degli adulti di disturbi del sonno” ha affermato la Wurm.
I classici antidolorifici e analgesici da banco possono aiutare, ma sul lungo termine sono causa di gravi effetti collaterali. Gli oppiacei indeboliscono il sistema respiratorio, ciò significa che un’overdose potrebbe risultare fatale.
“Il corpo umano sviluppa una tolleranza verso gli oppiacei, il che significa che con il passare del tempo è necessaria una dose sempre più elevata per ottenere il medesimo effetto”, ha aggiunto la dottoressa Julia Arnsted, docente di medicina presso Albert Einstein College of Medicine di NYC.
Anche i sonniferi possono portare a dipendenza, nonostante sia un fenomeno meno comune, oltre a causare intorpidimento e confusione il giorno seguente, interferendo con la routine quotidiana.
“Negli stati in cui la cannabis è legalizzata, le nostre ricerche hanno rivelato che tanti soggetti adulti preferiscono procurarsi la propria marijuana a scopo curativo nei dispensari piuttosto che tramite il programma medico statale, per ragioni di privacy”, ha precisato la Wurm.
La ricerca da lei condotta mette ancora più in rilievo la diminuzione di prescrizioni di antidolorifici e analgesici da banco a favore della cannabis, e la netta riduzione di episodi di morte da overdose da oppiacei tra il 1999 e il 2010.
La cannabis si è quindi dimostrata a tutti gli effetti un valida alternativa ai classici medicinali per il trattamento del dolore.