La popolarità che la pianta di Cannabis si è guadagnata negli ultimi anni non ha a che fare solo con il suo lato ricreativo ma ha tanto a che vedere con la speranza di migliorare la propria salute. In questo il CBD sta davvero spopolando per le sue proprietà benefiche per l’organismo, ne è un esempio la sua applicazione nella gestione dei sintomi del Parkinson, una patologia dalla quale è davvero difficile trovare sollievo.
Sempre più studi scientifici stanno mettendo in evidenza le potenzialità terapeutiche della Cannabis e dei suoi cannabinoidi. Il CBD in particolare ha conquistato un pubblico davvero vasto e variegato, infatti il cannabidiolo è un composto (non psicoattivo) dalle infinite applicazioni in campo medico e possiede una serie di caratteristiche adattissime al trattamento dei sintomi legati al morbo di Parkinson.
Perché il Cannabidiolo può interessare nella gestione delle malattie neurodegenerative?
Negli ultimi anni abbiamo notato un costante aumento delle ricerche relative ai benefici del CBD per le malattie neuro degenerative. Sicuramente al momento tra i cannabinoidi è quello che meglio si addice alla gestione di questo tipo di patologie, per la capacità di dare equilibrio all’organismo, limitare l’ansia e le infiammazioni e dare sollievo da molte manifestazioni di Parkinson o di malattie simili (qui abbiamo parlato del rapporto tra CBD e Sclerosi Multipla).
Il CBD è uno dei cannabinoidi più abbondanti nella canapa e la sua natura non psicotropa permette di sperimentare molto più di quanto si possa fare con il THC (il principale responsabile del cosiddetto “sballo” da cannabis). Il cannabidiolo è stato ormai testato e validato in buona parte del mondo occidentale come sicuro e non intossicante e ha molte meno restrizioni scientifiche rispetto agli altri cannabinoidi per un bassissimo rischio di effetti collaterali avversi. Inoltre, al pari di molti integratori alimentari ben più conosciuti, se assunto con costanza è in grado di supportare l’organismo su più fronti: vari studi hanno dimostrato che può attenuare in generale le infiammazioni, ansia, la nausea, il dolore e migliorare la qualità del sonno, tutte caratteristiche preziosissime per chi affronta una malattia neurodegenerativa, a qualsiasi stadio.
Che cosa è la malattia di Parkinson?
Il Morbo di Parkinson è una malattia degenerativa che coinvolge il sistema nervoso centrale, è caratterizzata da uno sviluppo progressivo nel tempo e parte con tremori e instabilità fino a portare all’inabilità all’attività motoria. I sintomi motori sono i primi a manifestarsi e riguardano soprattutto comparsa di tremori, rigidità e di un particolare rallentamento dei movimenti. Con l’avanzare della malattia spesso subentrano altri problemi che riguardano la sfera cognitiva e possono portare a perdita di memoria, aggressività e demenza.
Nella maggior parte delle persone la malattia di Parkinson è idiopatica ovvero non dovuta a cause esterne note. C’è una componente genetica importante poiché circa nel 15% delle persone affette c’è un riscontro patologico in un parente di primo grado. Il morbo di Parkinson non è una malattia rara, si colloca al secondo posto dopo il morbo di Alzheimer tra le malattie neurodegenerative e solo negli Stati Uniti ci sono fino a 60.000 nuove diagnosi ogni anno.
Lo sviluppo del morbo colpisce i neuroni, ciò avviene in una specifica zona del cervello chiamata substantia nigra, dove principalmente si produce dopamina, un neurotrasmettitore di impulsi tra cellule nervose. Più la malattia di Parkinson si afferma e minore è la quantità di dopamina prodotta quindi il corpo non riesce più a controllare le funzioni motorie e altre attività vengono inibite. Intanto proliferano i corpi di Lewy, aggregati proteici anormali che si sviluppano nelle cellule nervose e ne causano il deterioramento.
Considerando che ci sono attualmente oltre 10 milioni di persone che hanno ricevuto diagnosi di malattia di Parkinson, che l’aspettativa di vita media è tra 7 e 14 anni e che attualmente non esiste una cura nota per la malattia, non stupisce l’interesse nei confronti del CBD come strumento di gestione dei sintomi di questo terribile morbo.
Sintomi del morbo di Parkinson
- Tremore
- Rallentamento dei movimenti (di tipo progressivo) e rigidità muscolare
- Postura ed equilibrio compromessi
- Parlata strana, difficoltosa, rallentata o con dai contenuti non congruenti, improbabili
- Difficoltà nella scrittura (spesso la grafia diventa molto piccola)
- Perdita di alcuni movimenti automatici (mimica facciale ad esempio)
- Ragionamento confuso fino alla demenza
- Mancanza di sonno, scatti d’ira, ansia, depressione grave
CBD per la gestione del Parkinson
Studi recenti dimostrano che il CBD può effettivamente essere utile per il trattamento di molti dei sintomi associati al morbo di Parkinson. In particolare può aiutare a ridurre le difficoltà di movimento, i disturbi depressivi/ansiosi e la mancanza di sonno migliorando notevolmente la qualità della vita di chi soffre di questa patologia.
Questo studio pubblicato sulla banca dati scientifica PubMed condotto in Brasile dimostra che il trattamento con cannabidiolo somministrato giornalmente può migliorare la qualità della vita dei pazienti. I ricercatori hanno somministrato CBD in capsule di gelatina per 6 settimane in tre dosaggi a gruppi diversi di pazienti: 300mg al giorno, 75mg al giorno e un placebo per il controllo. I pazienti che hanno riportato un evidente miglioramento di salute sono ovviamente quelli della prima categoria.
Diversi altri studi (come ad esempio questo) trattano le potenzialità del CBD nel ridurre le difficoltà motorie nel Parkinson, quelle indotte dalla malattia o dalle pesanti cure farmaceutiche alla quale molti pazienti vengono sottoposti.
Si tratta però di studi che analizzano un numero limitato di casi o che non danno risultati definitivi ma che suggeriscono di proseguire e approfondire le valutazioni con indagini di maggiore portata. Attualmente sono quindi necessarie ulteriori ricerche per comprendere quanto il CBD possa essere d’aiuto nella gestione del discomfort da Parkinson, delle complicazioni e della progressione della malattia. Ma quello che è sicuro è che questa strada non deve venire abbandonata dai ricercatori perché il cannabidiolo è davvero promettente, sia per il parkinson che per molte altre malattie neurodegenerative.