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Bioplastica a base di canapa e il futuro delle plastiche vegetali

La plastica è un materiale altamente inquinante che deriva dal petrolio, l’ha inventata l’uomo e non esiste in natura, ma ormai è ovunque: avvolge il nostro cibo, si trova nei nostri vestiti, nei mobili di casa negli oggetti elettronici. Evidentemente non possiamo più farne a meno, la soluzione per migliorare l’impatto ambientale di questi prodotti potrebbe però essere la diffusione di bioplastiche a base vegetale e ovviamente la canapa potrebbe essere utile per questo progetto.

Le plastiche tradizionali nascono dalla lavorazione del petrolio e dei suoi polimeri mentre le bioplastiche vengono realizzate (interamente o in parte) sfruttando biomasse vegetali organiche e sono l’alternativa biologica alle plastiche altamente inquinanti. Esistono molte tipologie e varietà di bioplastiche e non tutte sono parimenti sostenibili e performanti. Le più comuni sono fatte con mais, di cellulosa e di canna da zucchero, poi c’è la canapa: una soluzione intelligente e molto quotata che in futuro potrebbe diventare la scelta prevalente per l’industria mondiale.

Una plastica biodegradabile scarsamente inquinante che proviene da fonti rinnovabili… vi sembra una favola? Non lo è, la plastica a base vegetale esiste, è già largamente utilizzata e potrebbe superare quella a base di petrolio nei prossimi decenni.

Bioplastiche: i vantaggi per l’ambiente

Il tema dell‘inquinamento e del consumo scellerato di risorse non rinnovabili è a dir poco caldo in questo momento. Non serviranno troppi discorsi a convincervi del perché si dovrebbe iniziare sin da subito a scegliere materiali ecosostenibili invece di privilegiare oggetti in plastica tradizionale: i nostri oceani sono letteralmente pieni di microplastiche (pare siano ben 150 milioni di tonnellate) e a fronte di questo continuare ad accumulare materiali non biodegradabili dovrebbe sembrare a tutti un gesto scellerato

Per fortuna una buona fetta di mondo ha capito l’entità del problema e sono moltissimi i consumatori ad aver bandito i beni non ecosostenibili dalla propria vita. Ecco che anche in Italia le bioplastiche sono richiestissime e molte aziende le apprezzano anche perché generalmente risultano altamente performanti ed economicamente convenienti.

Bioplastica di canapa: un materiale ecologico che funziona

Ve ne abbiamo parlato anche in questo articolo sull’uso della canapa a livello industriale , la nostra pianta preferita è un eccellente materia prima dalla quale partire per creare biomasse ecosostenibili per produzione plastica: è economica, cresce facilmente a molte latitudini, necessita di relativamente poca acqua ed è super green.

Il segreto di questa pianta è dato dalla resistenza delle sue fibre e dalla facilità con la quale nasce e cresce… insomma è una pianta forte e rigogliosa che si sviluppa in terreni anche poco fertili, sopporta condizioni climatiche variabili e non è solitamente troppo soggetta ad aggressioni di parassiti (quindi richiede meno cure e meno antiparassitari della media).

Ovviamente la varietà in questione non è la stessa che si usa per produrre le nostre beneamate infiorescenze, ma è una canapa che contiene pochi cannabinoidi, praticamente zero THC ed è meno delicata delle nostre solite piante. Si usa nel settore bio tessile e della bio edilizia e non delude mai i produttori.

Cresce forte e molto rapidamente, è un toccasana per la pulizia dell’aria (ha la capacità di assorbire molto biossido di carbonio) ed è una fonte straordinaria di cellulosa.

In quanto percentuali di cellulosa solo il cotone ne contiene di più ma in definitiva risulta essere meno conveniente e meno sostenibile perché cresce più lentamente e necessita di moltissima acqua nel suo sviluppo.

In Italia il settore delle bioplastiche ha avuto recentemente una buona crescita, rimane però un po’ sottosviluppato quello delle plastiche biologiche a base di canapa. Il motivo è presto detto, c’è poca chiarezza (e poco sostegno da parte dello stato) per quanto riguarda la coltivazione di questa pianta, anche nella sua versione industriale e quindi praticamente priva di cannabinoidi. Questo ovviamente, insieme alla mancanza di contributi economici che sono invece comuni in molti altri paesi europei, non favorisce lo sviluppo di questa particolare filiera come dovrebbe… speriamo che, sulla scia di esempi statali molto più lucidi e proattivi, anche il nostro paese si sbrighi a incentivare la produzione di canapa industriale in modo da incoraggiare l’utilizzo di plastiche sempre più sostenibili.

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