Ormai il CBD è diventato famoso nel mondo e in Italia per le sue proprietà curative, la lotta per far sì che questa sostanza venga riconosciuta per le sue doti benefiche e riequilibranti non è ancora finita ma la stigmatizzazione sta pian piano cedendo davanti alle evidenze scientifiche. Ci piace pensare che il cannabidiolo farà da apripista ad altre cure naturali ad oggi proibite, una di queste potrebbe essere la pianta di Kratom.
Il kratom è una pianta attualmente illegale in Italia e in buona parte del mondo, per questo motivo gli studi scientifici che indagano le sue proprietà sono davvero pochi ma tradizionalmente vengono attribuite ad esso molte proprietà per il trattamento del dolore cronico, i disturbi psicologici, la cura delle dipendenze ed è anche un efficacissimo stimolante e rinvigorente. Queste caratteristiche riconosciute e affermate dalla medicina tradizionale di molti paesi del Sud-est Asiatico fanno però il paio con effetti collaterali piuttosto intensi e una decisa componente psicoattiva del kratom.
Vediamo insieme i pro e i contro di questa pianta dalle caratteristiche così tanto simili al CBD.
Cos’è il Kratom?
È una pianta originaria di Indonesia, Malesia, Thailandia e Papua Nuova Guinea dal nome scientifico di Mitragyna speciosa ma più comunemente appellata kratom. Essa viene da sempre considerata una pianta sacra dai poteri curativi ed è utilizzata comunemente per riequilibrare le energie e curare molti malanni, in passato veniva impiegata anche nel settore tessile (proprio come la canapa) ma questa abitudine non è più in uso.
In molte zone d’origine un infuso leggero di foglie kratom è addirittura un sostituto del caffè (per il suo potere stimolante), quando però si assumono dosaggi concentrati l’effetto che si ottiene è molto simile a quello degli oppiacei.
Le foglie del kratom infatti contengono alcaloidi simili a quelli dell’oppio e tradizionalmente possono essere masticate, fumate, o consumate sotto forma di infuso. Oggi vengono anche concentrate in olio o in capsule per un’assunzione più comoda. Non hanno bisogno di calore per essere attivate (come succede ai cannabinoidi) ma il loro sapore molto amaro rende il consumo piuttosto difficile per chi non ci è abituato. La mitragina presente nella pianta è un potente analgesico che viene accolto dagli stessi recettori degli oppiacei e da quindi effetti molto simili per corpo e cervello.
Differenze kratom e CBD
Il CBD e il kratom sono composti molto diversi tra loro, nonostante questo hanno effetti piuttosto simili, la loro principale azione è quella di limitare o bloccare i meccanismi che portano alla percezione del dolore e all’infiammazione, per questo motivo sono assolutamente utili per la gestione di patologie che scatenano dolori cronici e neuropatici. Se per i derivati della cannabis ci sono molti studi che confermano l’efficacia del trattamento con cannabidiolo per il kratom bisogna affidarsi alla tradizione di medicine alternative e dal passaparola di chi lo ha provato. Oltre a questo è noto che il kratom come il CBD possa aiutare a limitare i sintomi dell’astinenza. Però non ci sentiamo di consigliare l’uso di questa sostanza per chi ha questo tipo di problemi perché, a differenza dei derivati della cannabis, può scatenare un’ulteriore dipendenza. Oltretutto il kratom ha effetti collaterali molto più pericolosi del CBD e soprattutto può scatenare forti fenomeni di interazione.
Abbiamo detto che il cannabidiolo è sicuro ed efficace, inoltre non ha effetti psicoattivi. Ha degli effetti collaterali, ma molto leggeri.
Invece in quanto a effetti secondari il kratom può causare forte sonnolenza, alterazioni dello stato psicofisico e può anche dare reazioni avverse se somministrato in concomitanza con molti medicinali.
Altri spiacevoli effetti possono essere mal di stomaco, nausea, vomito ma anche aritmie, convulsioni e problematiche legate al fegato.
Un altro problema correlato al kratom è che i prodotti in vendita (illegalmente) in Europa e negli USA sono spesso tagliati e trattati con sostanze pericolose che lo rendono ulteriormente rischioso e poco naturale.
A differenza del CBD che agisce in modo prolungato nel tempo e che si attiva per accumulo, le foglie asiatiche hanno un effetto più breve nel tempo, ma solitamente funzionano dal primo utilizzo dopo circa un’ora dall’assunzione, cosa che lo rende molto efficace nella gestione subitanea del dolore ma meno per quella continua.
Quindi tirando le somme il principio di funzionamento del kratom come cura naturale è molto più vicino al meccanismo di azione dell’oppio che a quello del CBD e anche a livello di controindicazioni attualmente la foglia asiatica non è un prodotto totalmente sicuro soprattutto quando acquistato illegalmente.