Cosa porterà l’arrivo delle multinazionali nel mondo della cannabis? Risposta: OGM
La notizia non stupisce nessuno, anzi a dire il vero sono anni che questo tormentone viene gonfiato e sgonfiato ciclicamente da rumors e relative smentite da parte dei diretti interessati. Fatto sta che negli ultimi mesi le prove materiali di un interesse marcato della multinazionale Monsanto nei confronti del mondo della coltivazione della cannabis sembrano spuntare un po’ ovunque, tanto che le smentite non riescono più a calmare le acque.
Consumatori e produttori sono sempre più preoccupati.
Ma perché dovremmo anche noi allarmarci per il palese interesse nel settore della canapa della Monsanto?
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In questo articolo spiegheremo a chi ancora non ne è al corrente cosa c’è dietro a questa azienda dal nome forviante… vi diamo un indizio, di “santo” nel business di Monsanto non c’è proprio nulla anzi si parla di monopoli schiaccianti, avvelenamenti (volontati e involontari) e concorrenza sleale.
Il passato di questa azienda è tanto denso di eventi quanto inquietante: giusto per darvene un accenno la Monsanto nasce nel 1901 nell’Illinois, come produttrice di saccarina. Durante la grande crisi del ’29 ottiene grandi successi con un nuovo composto per l’industria elettrica, i PBC ,che poi risultano essere sostanze altamente tossiche: nonostante ciò l’azienda si ostinerà a produrli indisturbata per lungo tempo a dispetto degli allarmi sanitari.
Negli anni ’40 è sempre la Monsanto a mettere in circolazione l’erbicida noto come 245T, che in qualche decennio renderà “silenti” le zone agricole di gran parte degli Stati Uniti uccidendo larga parte degli uccelli dello stato oltre che gli insetti infestanti. La Monsanto durante la Guerra in Vietnam ha venduto all’esercito americano l’agente orange un defoliante e anche un’arma chimica cancerogena che, ben distribuito su larga parte del paese, ha letteralmente avvelenato e ucciso intere generazioni di vietnamiti.
Tra una disgrazia e l’altra la Multinazionale è diventata sempre più ricca e prolifica e negli anni ’90 ha deciso di puntare tutto su biotecnologia e genetica per il settore alimentare per poi diventare in poco tempo la maggiore responsabile della diffusione a livello mondiale di resistentissime sementi transgeniche.
In breve tempo si è aggiudicata il settore sementi di mais e soia spazzando via ogni concorrenza e imponendo sul mercato globale piante che non avevano la capacità di riprodursi (in modo da costringere gli agricoltori a ricomprare le sementi anno dopo anno). Lo scorso agosto a San Francisco una giuria ha condannato Monsanto a pagare 289 milioni di dollari (cifra poi ridotta a 78,5 milioni) sentenziando che l’erbicida Roundup da lei prodotto aveva l’effetto secondario di causare lo sviluppo del letale linfoma non-Hodgkin nelle persone sottoposte a contaminazione ripetuta. L’azienda nega tuttora ogni responsabilità.
Nel 2018 la Monsanto, che è stata nel frattempo soprannominata “la multinazionale più malvagia al mondo”, è stata acquistata per 66 miliardi di dollari nientemeno che da Bayer, una delle principali aziende farmaceutiche a livello mondiale. Quando Bayer ha annunciato questa acquisizione in tutto il mondo si sono sollevate le polemiche e la casa farmaceutica è stata fortemente criticata da molti consumatori europei che temevano l’arrivo in Europa dei temibili OGM sviluppati da Monsanto.
L’allarmismo generale non ha assolutamente convinto Bayer a ripensare la sua manovra d’acquisizione e oggi sembra sempre più chiaro che il prossimo obiettivo dell’asse Monsanto – Bayer sia quello di ottenere il monopolio sul business del momento, ovvero la produzione di marijuana su scala mondiale.
Da anni Coldiretti mette in guardia i consorzi agrari del pericolo rappresentato da queste alleanze per la libera scelta e la preservazione della biodiversità in ambito alimentare: in particolare sulla fusione Bayer-Monsanto, Coldiretti ha preso fortemente posizione, esprimendo al Parlamento Europeo la propria preoccupazione per il futuro degli agricoltori nel mondo, sempre più stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che ogni giorno più univocamente dettano le regole di mercato proprio a partire dalle (loro) sementi.
Non possiamo certo prevedere il futuro ma qualcosa ci dice che quando non arriveranno più smentite e avremo conferma del reale interesse di queste multinazionali sarà effettivamente troppo tardi e la cannabis OGM Monsanto/Bayer sarà già una triste realtà difficile da contrastare.
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