Ormai è risaputo come l’età le nostre prestazioni cerebrali diminuiscano gradualmente e, chi prima e chi dopo, ci si trova sempre a fare i conti con alcune problematiche cognitive e fisiche che in parole povere possono essere riassunte con un unico termine: vecchiaia.

Uno studio molto importante condotto da un gruppo di scienziati dell’Università di Bonn in collaborazione con colleghi dell’Università Ebraica di Gerusalemme sembra però dimostrare che la cannabis possa invertire o rallentare questi processi di invecchiamento del cervello alla quale ci eravamo oramai rassegnati. Sarà vero? Vediamo qualcosa di più su questo innovativo studio e sui suoi risultati.

Si parte dal presupposto che il cervello come ogni altro organo sia sottoposto a invecchiamento, questo vale per gli esseri umani come per gli animali. Pensate per esempio quanto diventa più difficile imparare cose nuove o dedicare attenzione a più cose contemporaneamente con il passare dell’età, certo questo è un processo decisamente normale, ma in molti casi può aggravarsi fino a sfociare in forme di demenza. Questo studio cerca proprio di capire come rallentare o persino invertire questo processo degenerativo estremo che ogni anno affligge tantissimi cittadini più o meno anziani. In particolare lo studio ha coinvolto i topi e ha dimostrato che gli animali anziani sulla quale è stato condotto l’esperimento sono regrediti (diciamo ringiovaniti che suona meglio) allo stato cerebrale di due mesi di topo grazie ad un trattamento prolungato a basse dosi con un ingrediente attivo di cannabis.
Questi animali utilizzati in tantissimi test scientifici e farmacologici hanno una aspettativa di vita relativamente breve in natura e mostrano deficit cognitivi pronunciati a partire dai 10 – 12 mesi di età. I ricercatori hanno somministrato agli animali selezionati di 2, 12 e 18 mesi una piccola quantità di THC (il cannabinoide psicoattivo della cannabis che si trova nelle infiorescenze delle piante di canapa) per un periodo di quattro settimane. Un confronto tra la capacità di apprendimento e le prestazioni della memoria di questi animali prima e dopo il test ha dato un risultato a dir poco straordinario: i topi a cui veniva somministrato solo un placebo mostravano la degenerazione naturale legata all’età e perdite di memoria mentre le funzioni cognitive degli animali anziani trattati con cannabis erano paragonabili a quelle di animali dell’età di due mesi, quindi relativamente giovanili cognitivamente. Pare quindi che questo trattamento abbia invertito completamente la perdita di prestazioni negli animali anziani, secondo gli scienziati infatti con l’aumentare dell’età, la quantità di endocannabinoidi presenti nel cervello delle cavie (proprio come in quello umano) si riduce e quindi la diminuzione delle attività dell’intero sistema endocannabinoide contribuisce fortemente alla degenerazione delle funzionalità cerebrali.

Prossimo passo: la sperimentazione umana

Dopo questo importante primo risultato lo studio in questione dovrà inevitabilmente evolversi in una sperimentazione di tipo umano cosa che, ora che in molti stati la cannabis è legale sia come farmaco che come mezzo ricreativo, non sara affatto difficile. Ovviamente c’è un lunghissimo percorso per passare da studi sulle cavie animali a soggetti umani, le due specie sono estremamente diverse e non è detto che i risultati siano assicurati, ma ci sono davvero tutti i presupposti perché si arrivi alla conclusione che il THC e la cannabis in generale possa essere usata per limitare con grande efficacia la degenerazione delle capacità cognitive diventando il più efficace rimedio antiaging in circolazione!

Vuoi saperne di più sul rapporto tra anziani e consumo di cannabis? Leggi il nostro approfondimento.